Allora, uno va nel sito di una casa editrice e legge le indicazioni per l’ìnvio dei manoscritti.
Per esempio.
Il gran numero di romanzi, racconti e poesie che arrivano ogni giorno in casa editrice è per noi motivo di soddisfazione, e ringraziamo gli autori della fiducia che ci dimostrano. Purtroppo però le nostre forze sono limitate e non ci permettono di leggere tutto con la dovuta attenzione né di rispondere in modo adeguato a chi ci scrive, per questo motivo vi preghiamo di considerare respinte quelle proposte che dopo sei mesi dall’invio del manoscritto non avessero ancora ottenuto risposta.
Ci teniamo a sottolineare che un rifiuto da parte nostra non implica necessariamente un giudizio di valore, perché dobbiamo rifiutare anche opere di indubbia qualità letteraria, se non altro per ragioni numeriche: quanti libri nuovi si possono pubblicare in un anno?
Il modo migliore per sottoporci una proposta editoriale è di inviarla in forma dattiloscritta, aggiungendo al testo una presentazione schematica dell’opera e una breve notizia biografica sull’autore. I manoscritti e altro materiale inviato spontaneamente alla casa editrice non verranno restituiti. Grazie della comprensione.
Ma aumenta sempre più il numero di case editrici che di indicazioni non ne danno: far leggere i manoscritti costa. Con gli stessi soldi si possono fare tante altre cose. E la maggior parte dei manoscritti, si sa, o sono scritti male (18 su 20?) o non sono considerati (99 su 100) meritevoli di pubblicazione.
Si dice che le case editrici – vecchio, trito e ritrito lei motiv – pubblichino i raccomandati, e certi autori (politici, giornalistici, cantanti, calciatori, spogliarelliste) già noti al pubblico, ma per altro.
Da quanto ne so io di raccomandazioni magari ce ne sono ma che vadano a buon fine non mi risulta; il personaggio già noto, invece, spesso è pubblicato.
Comunque.
Stanotte, rileggendo il mio vecchio blog ho letto un post di tre anni fa; scrivevo, vantandomene, di aver rifiutato l’invito di un editore a partecipare a una grigliata con qualche altro scrittore.
Altre volte mi pare d’aver scritto che non partecipo mai a premi, salotti, incontri.
Nulla di più sbagliato.
Chi vuole pubblicare deve conoscere, perché spedire un manoscritto senza essere stato segnalato o da un agente o da uno scrittore o, meglio, da un editor, è tempo perso o quasi.
Non sempre, ovvio: io, che ho semplicemte spedito, penso d’essere stato fortunato.
Grazie dei consigli, Remo caro. Sempre preziosi.
Milvia
che stress!
nn tu, tutto l’ambaradan letterario :-)
Beh… sui numeri sono d’accordo: 18/20, 99/100. E francamente la cattiva pratica di tanti cdi riversare le loro pagine nelle buche delle lettere delle case editrice intasa il sistema. E come fa uno “scrittore” esordiente a sapersi orientare tra le varie case editrici, scrivere una buona presentazione dell’opera… e, insomma, rappresentarsi… È logico che ci sia tanta carta da macero negli scaffali delle redazioni…
Scusa: acidità da primo mattino.
Comunque, anche io non mi lamento. Anche io, come te, sono stato fortunato…
(bel blog by the way)…