Un ringraziamento particolare va al Colonnello della Riserva dell’Arma dei carabinieri Fulvio Maraviglia, prezioso nella fase di revisione del libro.
Poi. A Vercelli il Palazzo Azzurro, il vicolo dei Longobardi, villa Paganica e la chiesa di Sant’Eufemia non esistono. Il resto sì. Guala Bicchieri è noto; Augusto Franzoj, eroe che ispirò Salgari, molto meno (nonostante i bei libri di Felice Pozzo e gli articoli di Massimo Novelli, su La Repubblica). Esiste anche il Tempietto di Saletta, a Costanzana, un posto di leggende e storie maledette.
Sono vere le poche righe sulla Pro Vercelli e il suo calcio totale, negli anni Venti del secolo scorso. Righe che ho scritto ricordando i racconti e i passi contenuti nel libro Pro Vercelli scritto dal giorna- lista Sergio Robutti, che purtroppo non c’è più.
Tutti i personaggi, vercellesi e non, sono stati partoriti dalla mia mente.
Questo libro ha una colonna sonora che accompagna il commissario Dallavita: sono le canzoni di Antonella Parigi; nel primo libro, “La notte del santo”, erano quelle di Luigi Tenco.
Un ringraziamento sincero alla casa editrice Fanucci e alla professionalità della redazione.
Infine. La donna di picche ha tre dediche.
A Vercelli. Non ci sono nato, ma sono cresciuto tra la nebbia, che mi è cara.
A mia madre Nella, che se n’è andata prima che questo libro uscisse. Ciao mamma, e grazie.
A mio figlio, Federico Libero Bassini detto ‘Cico’. Questo libro è speciale, come lui.
Congratulazioni, lo leggerò molto volentieri.
Grazie Annarita, e tante belle cose