quante volte ho pensato, Ah

Poi il contesto si manifesterà, man mano.

Quindi tu…,? domanda Due (interessato).
Sì, scrivo, ma ho anche pubblicato sai? e adesso sto scrivendo un secondo romanzo e, guarda, ne ho già in mente un terzo, dice Uno (gongolante).
Ah, dice Due.
Speriamo bene, dice Uno.
Eh, dice Due.
Pausa.
Con chi hai pubblicato?, chiede Due.
Con con e con, snocciola Uno (contento dell’interesse di Due: chissà, un possibile nuovo lettore).
Ah, dice Due.
E quando ha venduto il tuo primo romanzo, domanda ancora Due.
Non lo so ancora, so solo che hanno stampato 1500 copie, spiega Uno (soddisfatto ma non troppo).
Ah, dice Due.
Pausa.
E cosa scrivi, scrivi romanzi vero?, chiede Due.
Sì, certo, Parlo di questo e di quest’altro, e poi sai com’è, il giallo tira, i racconti no, spiega Uno. Lui sa.
Però io – dice Due, anzi mormora… – ho pubblicato dei racconti, ed è andata anche bene, 2mila700 copie in sei mesi non sono da buttare via…
Ah – dice Uno – duemeila
… e settecento, dice Due (scrollando le spalle, come a dire: Poca cosa è).
Minchia, 2mila700 copie per dei racconti, buono, buono, dei racconti quindi…e il tuo editore è uno che fa le creste?
Le creste?, dice Due (quasi offeso).
Ma quali creste? (alza pure la voce, qui); guarda ho un bravo agente (la riabbassa) e per questo libro di racconti ho preso poco, duemila e qualche spicciolo, ma per un romanzo minimo minimo minimo prendo 5mila euro di anticipo, dice Due.
E quanti ne hai scritti?, domanda Uno (mortificato)
(Mentre Due elenca titoli e premi e copie vendute Uno ha la testa altrove, non riesce a a stare dietro).
Ah, dice Uno (mormorando, 5mila euro di anticipo)
Mai visto un anticipo, ammette Uno (ingobbendosi un po’).
E come mai?, domanda Due (scandalizzato ma non troppo).
Niente niente niente? nemmeno 500 cazzosisssimi euro, ma oggi…
(sta infierendo due) c’è qualcuno che non prende almeno 500 cazzosissimi per euro per un libro delle balle, no, non posso crederci, dice ancora Due, scandendo bene le parole.
Uno tace, guardandosi le scarpe.
Pausa.
Poi però, indicando una terza persona – casualmente – nello stesso ristorante, Uno dice a Due.
Lo vedi quello?
Sì? dice Due.
Minchia, ma non lo conosci?, chiede Uno.
Due guarda, ma anche con gli occhiali no, non conosce.
Uno lentamente gli dice: Scrive anche lui.
Ah, dice Due.
Ma lui
Lunga pausa di Uno.
Lui
… altra pausa
Lui (e daglie, a Due tremano un po’ le mani dal nervoso) mi sa che è messo meglio di te e di me, sai ha pure un cugino che lavora a Repubblica, ma come?, non l’hai visto da Marzullo, sai, vai da Marzullo e il giorno dopo son tremila copie….
Ah, dice Due.
Lui sì che… prosegue Uno (che è tornato in posizione eretta).

Liberamente tratto da qualcosa che ho visto.
Uno pensava d’essere Uno (scrittore), e Due pensava che fossero in Due (scrittori), ma invece erano in tre (scrittori), e se per caso ce ne fosse stato un quarto (di scrittori)????

Poi. Su facebook ogni tanto vedo dei profili.
Ho pubblicato con, con e con.
Ah, penso.
Quante volte ho pensato Ah, da quando c’è Facebook.
Quante volte, vedendo il mio profilo, qualcuno avrà detto, Ah.