Sono le tre e venti minuti. Sento il rumore dello scaldabagno ai miei piedi, spero di non sentire il mio cane che, ogni tanto, metti che passi un gatto, abbaia.
Tra un po’ – so già – il mio gatto mi chiederà di uscire. Solitamente sta via un’oretta, dipende dal tempo. Se c’è la neve anche dieci minuti, quando fa caldo magari non rientra nemmeno.
Tra un po’ comunque passo in cucina, mi preparo un caffè (o un tè nero), leggo.
Fino alle cinque.
Domattina, alle dieci e cinque, dieci e dieci sarò di nuovo qui, davanti a questo monitor.
La mia stanza è piccola, francescana. L’ho scelta io così, mi concentro meglio. Solo la scrivania e due librerie, alle mie spalle. Davanti a me una mensola con sigari e pipe, e poi foto; io e Francesca, Marsiglia, Cortona, mia figlia Sonia e mio fratello Moreno, il pio primo cane Barone, io quando avevo tundici anni con un fucile da caccia, la cartuccera a tracolla e mia sorella Silvia di due anni in braccio; alle nostre spalle la vecchia Fiat 500…
Vivo in una vecchia casa, ristrutturata. Dicon che sotto ci sia un camposanto di monache,ma non è sicuro sicuro dove.
Magari son proprio sotto di me, ora.
Mi pare di sentirle a volte (ci son keggende, e cattiverie, o forse chissà, cattiverie non sono, vediamo se stanotte mi fanno dormire bene gli spiriti delle vecchie monache).
Ha di bello, questa stanzetta, il portafinestra che dà sul giardino.
Se la giornata è soleggiata, quando mi sveglio, inseguito dal gatto che vuole uscire mentre il cane si raggomitola tutto perché invece a uscire non ci pensa lui, e vengo qui, con la tazza del caffè, è bello, dal portafinestra, vedere il giardino e un pezzo di cielo.
A volte succede che io inizi la giornata così. Arrivo qui, poso la tazza, apro il portafinestra, guardo fuori, rientro, mi scaldo, accendo il pc.
Ho passato giorni, nei giorni scorsi, entrando in questa stanza con il caffè sulla destra e il cellulare all’orecchio sinistro, e mentre parlavo accendevo il pc senza nemmeno guardare fuori. E mentre parlava al telefono e accendevo il pc accendevo anche la sigaretta e beveo il affè; ché tanto ci sono abituato, è così da vent’anni.
Che nevicava, la scorsa settimana, me ne sono accorto uscendo di casa.
Davanti a me c’è la Caritas, c’è sempre qualcuno.
C’era gente infreddolita, quel giorno.
Buone cose a tutti
