l’avrei abbracciata

La particolarità della foto sta nel fatto che, io, nel modo più assoluto, non ricordo quando ho assunto questa espressione, ieri sera a Villata, (paese  di1600 anine, a due passi da Vercelli ma in direzione Novara) nella sede della società operaia di mutuo soccorso.
Le altre, quelle in posa da oratore, son le solite foto, però.

Qui, sotto alla foto, ognuno puà inventarsi la didascalia che vuole.

(Due sole cose, ora.
Il fotografo è bravo, si chiama Andrea Cherchi, lavora anche per La Sesia e si è specializzato nel fare foto strane.
La seconda. C’erano venticinque persone, ho venduto tutti i libri, chi non lo ha trovato lo ha prenotato, ma soprattutto per me si è trattato di un ritorno: nel 2003, era febbraio, forse marzo, feci la mia presentazione: de Il quaderno delle voci rubate.
Poi aggiungo un’altra cosa.
Siparietto finale.
Mi raggiumnge una giovane donna, quaranta, forse meno. Ha due copie in mano. Mi dice, questa è di mia madre, che non è potuto venire ma ha letto tutti i suoi libri, ci terrebbe ad un suo autografo.
Eseguo. Poi mi guarda e dice, Questa invece è la mia copia, mi chiamo…
E dice, dopo che l’ho firmata, fissandomi. Ho sentito quasi tutto, sa, io sono sorda, leggo dal labiale, ma questo è un libro che vibra solo a tenerlo in mano.
L’avrei abbracciata e mi sono anche un po’ maledetto: perché quando parlo, spesso, porto le mani davanti alle labbra, sarà per l’astinenza da sigaro).

presenta-con-rabbia