Ricami di rami sul bianco silenzio del cielo.
Nidi vuoti su sostegni assopiti,
guardo e sento che ci sarà un nuovo inizio
L’ha scritta Morena Fanti, è nel suo romanzo, Orfana di mia figlia.
Mi è venuta in mente, rileggendola, un’immagine, un ricordo.
Sono in università, Palazzo nuovo, Torino.
Sono davanti a Gian Renzo Morteo.
Parliamo di teatro, di poesia, della mia tei di laurea.
A un certo punto si blocca, lui, e non mi ascolta più. Sta guardando fuori, vedo, sta guardando un albero.
Era malato, sarebbe morto di lì a pochi mesi.
Importava quell’albero, in quel momento, quell’albero che, vivendo, non sappiamo guardare.
Siamo stupidi quando, di fronte alla morte, torniamo bambini e ci sentiamo indifesi e vediamo cose che non vedevamo o siamo stupidi vivendo
tutti chiusi in tante celle
fanno a chi parla più forte
dice Guccini
(ne ho parlato l’altra sera, alla presentazione del mio ultimo libro, a Villata; mi han chiesto dela morte….
alla fine si è avvicinata una persona che mi ha detto: Lo sa che ha ragione? Non è un argomento triste la morte, è triste se ci dimentichiamo di lei…)
Mio padre fa lo sbruffone quando parla della morte. Dice, chissà se tra due mesi sarò ancora vivo, oppure va a vedere la tomba che ha comprato al camposanto, per lui e per mia madre.
Ieri sera raccontava di quando si è sposato, il letto matrimoniale lo pagai 24 mila lire, il vetito da sposo 6mila lire, ha detto.
Poi è tornato indietro, sempre più sempre più.
A quando andava a scuola, un’unica classe per tre classi elementari, alle botte della maestra, poi, sorridendo, ha detto, E quando si doveva andare alla Dottrina (catechismo) mica ci s’andava, s’andava a rubare le mele.
Sembra ieri, ha detto.
L’ho visto triste, non era mai successo.
Suonano le campane, la giornata è fredda ma bella, vado a spasso per Vercelli, vi lascio queste parole con refusi incorporati, come sempre, sono appunti, del resto, questi, e io ho fretta di andare a camminare
buona domenica
Tamarri è uscito, ma io, ancora, non ho visto le mie copie omaggio; c’è, però, già questa recensione di Gordiano Lupi.

