Quando le lacrime parlano: “Io non sapevo” di Maria Pina Ciancio

Quando a trent’anni morì mio fratello Moreno scrissi una lettera, piangendo.
Non so se Maria Pina Ciancio (qualcosa su di lei, QUI) abbia scritto questa poesia piangendo la morte di suo papà.
A volte le parole sono lacrime.
Lacrime che ci parlano e – soprattutto – parlano a lui.

“Io non sapevo”

D’improvviso la tua piccola stanza
si è fatta il tuo piccolo mondo
Il tuo letto un giaciglio
il passato un cerchio di ombre e presenze
che cura e lenisce i giorni e le notti,
le ultime ore una porta socchiusa
su un corredo di alcol, cotone, siringhe.
E anche l’odore del tuo dopobarba è sparito.
Posso cadere qui, sai
mentre ti cerco le mani
morbide e arrese come non le avevo mai viste
Io non sapevo che un padre potesse
farsi bambino e poi figlio
e chiedere
‘come si fa per mangiare’
‘come si beve’
‘adesso cosa devo fare?’
E consolarsi in un sonno a singhiozzi
che risuona di nomi, di date confuse
dell’infanzia che bussa nell’ombra
e allontana la pioggia che batte insistente col sole
mentre d’intorno tutto rinasce
e i tuoi innesti nei campi hanno già frutti e semi maturi.
Maria Pina Ciancio
(Buon viaggio caro papà, mi manchi tantissimo)