Ventidue anni fa avevo un computer, ma era quello del giornale in cui lavoravo.
Da anni, appena mi sveglio, dopo il caffè, accendo il mac per leggere la posta elettronica (lo smarthphone ce l’ho e lo uso, ma spesso lo dimentico o dimentico di caricarlo e comunque al mattino non lo guardo).he tempo fa, oggi? Poi, dopo il caffè, uscivo. Per il secondo caffè e l’acquisto di un quotidiano.
L’incipit del mio nuovo libro, Il sentiero dei papaveri (che è ambientatpo ai tempi di facebook) è questo.
Era Carnevale il giorno in cui conobbi il
Capitano, ma io non lo sapevo, oppure l’
avevo
dimenticato. Dimentico tante parole e tante —
soprattutto quelle che non sopporto — le
caccio lontano dai miei pensieri. Appena
sveglio, spalancando la finestra della mia
camera, un cielo che prometteva primavera mi
fece venir voglia di uscire, camminare in
strada. Così mi vestii, e poi andai in cucina per
il rito del caffè con papà che era appena
rientrato dal suo giro mattutino; gli dissi che
avrei mangiato un boccone fuori; e lui,
come usava fare, mi rispose con due piccoli
cenni di assenso, senza guardarmi. Viveva per
me, senza farmelo pesare e io amavo lui e le
nostre silenziose colazioni in cucina, al
risveglio.
