Una domanda che ogni tanto qualcuno mi fa: perché da un po’ di tempo pubblichi solo con la piccola editoria?
Ho due risposte.
La prima. Per i tempi.
Faccio un esempio per farmi capire. Una dozzina d’anni fa scrissi La notte del santo. Lo inviai a varie case editrici, grandi e piccine. Anche a Fanucci (che per me è medio-grande). Dopo qualche mese mi arrivarono delle proposte di pubblicazione da piccole case editrici. Dìssi di no, ma non perché fossero piccole. Perché non mi convincevano. Dopo 4 anni (ripeto 4 anni) arrivò la risposta positiva di Fanucci.
In genere (ripeto in genere) le case editrici più grandi hanno tempi lunghi. Una piccola casa editrice magari è più snella. Pubblicai in un batter d’occhio Lo scommettitore con Fernandel, pubblico adesso in fretta con Golem.
Pubblicare con una casa editrice, certo, vuol dire due cose: guadagnare qualcosa (ma con 1500 euro di anticipo non si diventa ricchi), vendere di più.
Cosa vuol dire, per un autore come me, vendere di più? Esempio chiaro: sulle 4mila copie per esempio con la Newton Compton (La donna che parlava con i morti), sulle 400 con Golem (La suora).
Quattromila è dieci volte tanto quattrocento, ma alla fin fine quattromila e/o quattrocento sono briciole.
Conosco autori che hanno venduto 20, 30mila copie e adesso fanno fatica a farsi pubblicare da un piccolo editore.
Secondo risposta. Con le piccole realtà editoriali in genere ci si trova meglio. Ho scritto “in genere”. In genere vuol dire questo: lavorare con passione e serietà.
Ho avuto la fortuna di lavorare e trovarmi bene con Perdisa e Luigi Bernardi (Bastardo Posto e Vicolo del precipizio), ho la fortuna di avere adesso una giovane e soprattutto brava editrice, Francesca Piazza di Golem. Magari non è esperta, ma lavora a testa bassa per proporre sul mercato dei prodotti validi. Non è un caso che de Il sentiero dei papaveri venga spesso elogiata la copertina, e la copertina è importante. Come mi disse un giorno (il giorno in cui lo conobbi) Raffaello Avanzini, ad della Newton Compton la fortuna di un libro è dovuta a tre fattori: la copertina, il titolo e soprattutto la distribuzione:
E magari, aggiungo io, la bontà del libro. E la fortuna, anche.
Prima ho parlato di briciole. Così è. Ma le briciole, comunque, devono lottare…
Mi spiego: le briciole che lottano appartengono a quella piccola editoria che piace a me.
