Vi racconto una storia divertente. Vera. Accaduta nella piccola redazione di un piccolo giornale di una piccola città. Una storia che starebbe bene in un film di Pupi Avati. Io l’ho raccontata in un mio libro (Il bar delle voci rubate), cambiando però il luogo… del fattaccio. Non un giornale ma una piccola ditta. Protagonista uguale però: una segretaria neo assunta.
La storia è questa.
C’è una festicciola stasera al giornale. La nuova segretaria, appena assunta, per ringraziare il direttore e i colleghi (giornalisti, grafici, altra segretaria) ha chiesto il permesso di poter festeggiare. Permesso accordato. Alle 17 il giornale si ferma per mezz’ora.
La nuova segretaria ha fatto la cose in grande: una decina di bottiglie e due grandi vassoi di paste, del miglior pasticciere della città. Che è bravo ma caro.
Non ha badato a spese, insomma.
«Siamo solo in quindici, non cinquanta» le dice il direttore durante il brindisi alle 17 in punto. Poi pacche sulla spalle, sorrisi e pasticcini a go-go. Alle 17,30 stop, si riprende a lavorare.
Dei due vassoi di paste ne è rimasto uno solo, sul grande tavolo della tipografia, dove insomma stanno i grafici.
Verso le 20 la segretaria ha finito di lavorare. Prima di rincasare le viene voglia di mangiare un pasticcino: prima ha parlato e riso tanto, ma mangiato poco. Ed erano davvero buoni quei dolci. Va così in tipografia, ma il vassoio di pasticcini è scomparso.
Chissà dove lo avranno messo, si domanda la ragazza, ma non osa chiedere e va a casa.
L’indomani mattina, percorrendo la strada che da casa sua porta al giornale, incontra la moglie di un giornalista, che le dice: «Sei stata gentilissima, ieri sera i miei figli hanno mangiato i tuoi pasticcini. Grazie del regalo…».
«Di nulla dice».
(Giorni dopo, però, confida l’accaduto al sottoscritto…)
