Anni fa, in un’intervista dichiarai che per me scrivere è come respirare. Non è più così. E non sento la mancanza – o forse un po’ sì – della scrittura.
I motivi per cui non sta scrivendo? Credo siano essenzialmente due.
Durante il periodo del Covid provai un forte disagio per il clima di odio che si respirava. Di notte guardavo giornali di altri paesi. Rammento che feci un confronto: tra giornali italiani, dove in ogni pagina trovavi improperi contro i no vax, e quelli spagnoli, che la parola no vax non la citavano nemmeno.
Comunque durante il primo o secondo lockdown scrissi La suora. Una sera camminando col cane ricordo che mi domandai: dove vorresti essere ora? Chiusi gli occhi e… mi sorpresi. Invece di vedere il mio paese, Cortona, vidi il lago d’Orta. Tornai a casa e scrissi così il primo capitolo de La suora. Il protagonista vive solo, in una baita in Valsesia: era quello che sognano, credo. Lontano dalla pazza folla.
Secondo motivo. Da qualche anno vedo pochissima gente. Anni fa, quando facxevo il giornalista, invece ne incontravo. Poi la sera andavo nella solita birreria (di un paese vicino) dove leggevo, oppure correggevo bozze, ma ogni tanto mi concedevo delle pause e con qualcuno parlavo.
Oggi passo le mie giornale chiuso nel mio studio. Poca, pochissima attività giornalistica. Evuto gli inviti a incontri, tavole rotonde eccetera. Porto in giro il cane due volte al giorno, vado a trovare il mio vecchio, leggo parecchio, faccio degli editing, valuto degli inediti per la casa editrice Golem e aspetto il fine settimana quando mio figlio (15 anni a gennaio) gioca a basket. Lo porto pure agli allenamenti, ma sto in disparte, per conto mio.
Anni fa dicevo che per scrivere occorrono due cose: leggere tanto, leggere la vita. Ecco, mi sa che non sto più leggendo la vita. Del resto l’ho scritto nell’ultimo libro scritto, due anni fa, Il sentiero dei papaveri. Meglio il silenzio – è questo il senso del libro – al rumore dei social. Che frequento, sempre meno.
A gennaio, comunque esce un mio libro, ma è una ristampa: Bastardo posto. Magari domani ne parlo. E buone cose a chipassa di qui.
