Il vangelo ribelle

Sabato (per motivi miei, personali) non potrò andare a Monastero Bormida a ritirare il premio Monti (con La suora, sono arrivato terzo).
Non potrò così conoscere Bruno Vallepiano, altro autore della scuderia Golem il cui libro (La donna con la pistola) è tra i premiati, non potrò salutare il mio amico Giorgio Bona, che è arrivato secondo (con Da qui all’eternit) e soprattutto non potrò conoscere il segretario/organizzatore del premio Roberto Chiodo.
Vorrei conoscerlo. Ecco cosa ha scritto (era agosto) sul suo profilo per presentare una delle tante iniziative che ruotano a Monastero Bormida.
Quello che ha scritto Chiodo, chiaro, lo sottoscrivo: una sorta di vangelo ribelle. Anche il protagonista de La suora la pensa così.

Io non ho l’abbonamento a sky e vado a vedere le partite al bar
Io non ho netflix e vado ancora al cinema
Io non faccio ricerche su wikipedia ma mi informo sui libri
Io leggo libri cartacei e non ebook
Io non ho il navigatore
Sul mio cellulare ho scaricato 4 app, strettamente necessarie
Non mi interessano i likes quando scrivo qualcosa
Non mi interessano i follower su instagram
Ci siamo riempiti di cose inutili e siamo schiavi del tempo, sempre ad inseguirlo questo tempo
e poi non guardiamo la realtà. La realtà di un quartiere dove tutto è chiuso. Chiusa la piscina comunale, chiuso l’Hotel, chiuse le terme, chiusa la discoteca, chiuso il bar e di quanto avremmo invece bisogno anziché di chiuderci in casa a coltivare l’effimero, di riaprire i locali dismessi, di riappropriarci dei nostri spazi, ovvero i luoghi dove ci si conosce per davvero, luoghi adatti per le varie forme di creatività.
Lo so che le stelle, nemmeno più le stelle, cadono il 10 agosto, ma stasera anziché guardare la tv o perdervi nelle vostre belinate di chat, lasciatevi catturare dalla curiosità di un evento in un castello medievale, lasciatevi alle spalle le negatività, la stanchezza e prendete la strada per Monastero Bormida, prendetela per davvero e non resterete delusi…..

stasera si fa la luna, disse

Sabato 10 maggio non sarò al Salone del libro e un po’ mi spiace.
Sarò a Borgolavezzaro, piccolo centro del novarese a presentare La donna che parlava con i morti.
Ho preso l’impegno, contento d’averlo preso: mi stanno bene le presentazioni dove si fa festa se ci son dieci persone.
Sabato 10 non sarò a Torino, quindi. Ci potessi andare, non perderei la presentazione del libro di Giorgio Bona, Chiedi alle nuvole chi sono, Besa editore.
(Ci sarà tra il pubblico, credo, una persona che vorrei salutare e ringraziare per una bella recensione sul mio ultimo libro).

Nell’altro blog, tempo fa, feci, tre, quattro volte, questo: prendevo dei libri a pagina 50 e copiavo, senza dire il nome dell’autore, alcune righe, sette, otto, dieci.
A volte non era pagina 50 ma 47 0 54: cercavo brani che non rendessero riconoscibile il libro.
Copiai e proposi anche un estratto del libro di Giorgio Bona, Erano voci, edizioni Il Molo.
Successero due cose.
La prima, Quel passaggio piacque più degli altri (e uno degli altri era Bukowskij) a chi lesse il post.
La seconda. In alcune librerie chiesero delle copie di un gran bel libro di Giorgio Bona, scritto qualche anno fa, Ciao Trotzkij, Besa editore.
Ora Bona esce con Chiedi alle nuvole chi sono.
Nella prefazione, scritta dall’autore, si legge.
Queste storie le ho portate con me per un lungo periodo, mi hanno fatto compagnia.

Si dà il caso che questo racconto sia anche un sogno. I luoghi della Val Susa in cui sono ambientati sono luoghi da sogno. Prima ancora di averli visti, li ho vissuti nei racconti di mia nonna e nei lunghi silenzi di mio padre.

L’incipit
Ero già a letto quando sentii il barba bestemmiare forte. Bestemmiava sempre forte quando faceva qualche considerazione a voce alta, bestemmiava e malediva il governo, anche se il governo non aveva da entrarci.
“Stasera si fa la luna” disse.