Marino Magliani è, nell’ordine, una persona gentile, un bravo scrittore, un amico.
Un giorno mi piacerebbe mettere a confronto la sua mitezza con l’esuberanza di Marco Salvador, altro amico scrittore.
Andrebbero d’accordo, lo so.
La premessa, questa premessa, per me è doverosa. Se uno scrittore scrive di un altro scrittore è giusto che si sappia se sono amici, se fan parte di conventicole dove ci si promuove a prescindere, e altro.
Allora, io e Marino Magliani ci conosciamo grazie alla posta elettronica, senza risparmiarci critiche sulle cose che pubblichiamo, e abbiamo cominciato a scambiarci mail perché è successo che a me son piaciuti i libri suoi pubblicati con Sironi e a lui son piaciuti gli ultimi due libri che ho scritto (Lo scommettitore e La donna che parlava con i morti).
L’ultimo suo libro, Quella notte a Dolcedo, è a mio avviso il suo miglior libro.
Quella notte… Tra la guerra e la caduta del Muro di Berlino… Chi ha tradito i Droneri? E perché? Era l’estate del 1944… A Dolcedo scatta la trappola: una famiglia – i Droneri, appunto, loro che «facevano il pane, davano da mangiare all’intero paese oltre che ai partigiani» – vengono sterminati dai tedeschi. Guida la pattuglia il capitano Garser, sarà il soldato Lotle, Hans Lotle, a gettare le granate nel pozzo dove si sono rifugiati i predestinati.
Sul libro di Marino Magliani è appena uscita questa recensione, su Tuttolibri, firmata da Bruno Quaranta.
Quella notte a Dolcedo, Castigo e pace dopo la strage tedesca, è il titolo del pezzo. Un buon titolo, mi sembra.
PS Se qualcuno volesse fare delle domande a Marino Magliani (che, per chi non lo sapesse, è un ligure che vive in Olanda) faccia. Di tanto in tanto Marino viene in questo blog.
