mah

questa nuova vita davanti al pc di sicuro ha costi altissimi.
e illusioni varie.
due tre mail, qualche commento scambiato, magari una chiacchierata usando messenger o skype e si diventa amici.
e pensiamo di conoscere quando invece, nella vita reale, non conosciamo nemmeno chi conosciamo da anni.
a volte da una vita.
comunque.
ho beccato un virus.
avevo un paio di antivirus, di quelli che si scaricano, senza pagare, che mi segnalavano queste presenze.
troian, che sembra una parolaccia.
però il computer, quello di casa, mio, vivacchiava.
venerdì vado al giornale e, mentre vado, vedo una cosa.
vetrina di una tabaccheria. pipe di schiuma bianca in offerta speciale: 70 euro.
dico: ah.
ah.
a luglio, quattordicesima in tasca, ne avevo presa una, senza badare a spese: 200 euro. in un’altra tabaccheria.
bene, vado a lavorare augurando emorroidi prurulente al tabaccaio che me l’aveva venduta a 200, assicurandami che mi aveva fatto uno sconto.
e comunque non era il caso di farne una tragedia, ma di pensare che quello era un segno premonitore, invece, era il caso.
vado al lavoro, dunque, e chiedo consiglio alla regazze che si occupano di informatica, al giornale.
mi consigliano un antivirus a pagamento.
bene dico, lo prendo.
lo prendo: 60 euro.
ci sta.
vado a casa. installo l’antivirus. mi dice che però, prima, devo disinstallare gli antivirus che ho nel pc.
eseguo.
come un coglione. eseguo come un coglione e senza pensare perché, oppalalà, il pc, appena disabilitati gli antivisur e in attesa del nuovo, è preda dei trojan, maledetti.
mi connetto, e cade la connessione.
accendo, e si spegne.
poi vedo cose strane.
messaggi strani, x rosse.
allora faccio il numero verde dei tipi dell’antivirus.
gentili, mi dicono che ho il pc infettato.
ma che forse, forse.
ma mandano per e-mail una ventina di cose da fare.
bene, prendo mezza giornata di ferie e passo così venerdì pomeriggio a installare programmi, inserire codici, tutto questo mentre il pc, ogni tanto, si spegneva, per cui dovevo ricomnicare.
alla fine ce l’ho fatta.
io che sono una chiavica ce l’ho fatta.
dieci ore.
evviva.
poi ho ripensato a quando ho iniziato a scrivere di notte.
anni ottanta.
olivetti, radio accesa, gatta che saliva e scendeva, radio che non si sentiva quando battevo sui tasti, fogli bianchi stropicciati sul tavolo, niente virus, e-mail, amici.
mah.

Ho ricevuto due mail stamattina.
due persone che mi hanno scritto dopo che hano letto del suicidio di Foster Wallace.
Qui un ricordo. 
E poi, avrei voluto segnalarlo ieri ma lo segnalo, oggi, ché va ancora bene.
Questa cosa qui, dal blog di Loredana Lipperini -a ma scritta da Monica Pepe -, è da leggere.
E’ l’italia di oggi. 
E buona domenica
(la mia è davanti al pc, che devo lavorare sul nuovo romanzo; a novembre, invece, esce il mio racconto Tamarri, su carta, per Historica, ma ne parlerò ancora. Insieme a Tamarri ci sarà qualcos’altro, di personale).