Torno agli anni in cui facevo il pendolare, studente lavoratore con destinazione Torino, partendo da Vercelli.
Incrociavo spesso un bancario, stessa faccia imbronciata, tutte le volte.
A differenza degli altri non leggeva giornali e non parlava mai con nessuno.
Sempre lo sguardo a trapassare il finestrino, guardando risaie e nebbia e squarci di luce, rari.
Una volta sbottò.
Non vedo l’ora di andare in Sicilia, disse, quando vado in pensione vado in Sicilia, mi prendo una baracca vicino al mare e passo le mie giornale al sole e a pescare, e con diecimila lire al giorno vivrò benissimo, diecimilalire.
Ci penso spessissimo, io, a lui.
Cambiando quattro cose:
La Puglia, anziché la Sicilia.
Leggere e scrivere, anziché pescare.
Venti euro, anziché diecimila lire.
Non aspettare la pensione, soprattutto.
Boh.
E buona giornata.
E poi. Su facebook, ieri, ho scritto i miei film preferiti. Alcuni. Di tanti non ricordo il titolo.
Questi ho messo, che mi ricordo.
Un cuore in inverno.
Film rosso.
Il migliore.
Leon.
Nikita.
Harry ti presento Sally.
I fiumi di porpora.
Al di là del bene e del male.
Il paziente inglese.
La figlia di un soldato non piange mai.
Film d’amore e d’anarchia.
Un’arida stagione bianca.
Good mornig Babilonia.
Sostiene Pereira.
Fragole e sangue.
I cento passi.
Via da Las Vegas.
Soldato blu.
Fiorile.
Regalo di Natale.
Storia di ragazzi e ragazze.
I soliti sospetti.
The sixth sense.
Un’altra donna.
Pane e tulipani.
Mississipi burning.
Pomodori verdi fritti alla fermata del treno.
Un viaggio chiamato amore.
Profumo di donna (quello con Gassman).
Del perduto amore.
Prendimi l’anima.
La finestra di fronte.
I diari della motocicletta.
Lezioni di piano.
Tutto su mia madre.
Stand by me.
Mare dentro.
Sotto falso nome.
La giusta distanza.
La ragazza del lago.
Questa è la scheda dell’ultimo film con Daniel Auteuil; una grande storia, e non c’è nessuno, a mio avviso, migliore di Auteuil a interpretare il ruolo del dannato perdente.
Mi pare invece che non abbia avuto successo, sempre con Auteuil, il film Sotto falso nome, che consiglio, di un giovane regista italiano, Roberto Andò.
