Il mio vecchio, 81 anni fatti a giugno, è più tamarro di quel che immaginassi.
Forse peggiora.
Dunque, tanto a Follonica, dove è andato in ferie, quanto a Vercelli, dove vive, ha fatto il tamarro al supermercato.
E’ successo questo, due volte, stesso film.
Il mio vecchio fa la spesa, e carica il carrello.
Ha un modo tutto suo di fare la spesa, lui. Per esempio, essendo pratico di macellazione, quando va al banco delle carni indica un pezzo e dice: Mi dia quel pezzo lì.
E non accetta consigli.
A Follonica e a Vercelli è successo questo. Finito – meglio: quasi finito – di fare la spesa, il mio vecchio si avvicina alla cassa e chiede dov’è il tal prodotto.
La cassiera non ha tempo e non lo sa.
Lui dice, Ah.
Lascia il carrello pieno di roba e se ne va, e magari la cassiera gli dice, Mi scusi, ma ha lasciato tutta la roba nel carrello, e lei non ha fatto la spesa.
Non ho tempo, dice lui.
(Per la verità questo è successo a Follonica; a Vercelli invece ha lasciato il carrello pieno alla cassa perché quando stava pagando si è accorto che un prendi tre e paghi due era un prendi tre e paghi tre.
Ma non era un tre per due? ha chiesto alla cassiera.
Sì, ma l’offerta è finita, dobbiamo ancora togliere il cartello con l’offerta dagli scaffali).
Ora, mica ha tutti i torti, lui.
Io per esempio odio gli aeroporti.
Mi sento scemo, non so dove andare, e non c’è nessuno che ti dia informazioni, han tutti fretta, e poi gli aeroporti sono terribili: non si può fumare e son pieni di gente che ti sembra che parli da sola e invece parla con qualcuno al cellulare, camminando… come i pazzi.
Tra “energia per il tuo….” e l’offerta i microspie stamattina trovo una mail.
Una ragazza. Ha scritto dei racconti.Candidamente mi chiede: a chi posso mandarli, va bene Mondadori?
A me sta cosa non fa ridere.
A me sta sul gozzo chi fa quello che sa.
Traduco. Se una ragazza o chiunque mi chiedono consigli o informazioni io penso che magari… è la prima volta che prendono l’aereo.
E penso che anche Umberto Eco dovrebbe fare così: dare consigli.
(E invece il mondo è pieno di mezze calzette che non ammettono certe lacune: provassero, loro, a scrivere e, al contempo, far certi lavori che dico io…).
Se invece mi arriva una richiesta perentoria, e me ne arrivano, leggimi, penso che devo difendere anche il mio tempo.
Pochi mesi fa un ragazzo mi ha lavorato ai fianchi.
Ogni giorno una mail.
Sono disperato, tu invece…
E io: pensi che sono Lucarelli, io?
Ti prego, leggi il mio manoscritto.
E io: sono mica Mozzi, io, mandalo a Vibrisse.
E lui, no, io voglio sapere cosa ne pensi tu, ti pago.
Uno, due, dieci giorni.
Alla fine gli dico. Mandami il primo capitolo.
Lui, grazie, ma mi raccomando, dimmi quello che pensi.
Era orribile.
Gli scrissi che non solo non filava, ma che era pieno di errori, di grammatica e di sintassi.
Non mi ha scritto più.
(Però sulle cose che ho ricevuto ci torno: anche solo per dire che mica le capisco certe scelte editoriali).
E buona giornata
(Son partito da mio padre ma mica lo sapevo che tappe avrei fatto, poi).
(E non ho tempo di rileggere, scusate).
No, un’altra cosa. Io penso che in rete, in particolare, ci sia una proliferazione di sapientoni.
Esempio.
Un sito letteraio, anni fa.
Un tale mi scrive e mi chiede consigli su autori che scrivano che racconti.
Mi dice: Non mi piacciono e quindi non ne ho letti, mai.
Io gli consiglio due autori completamente diversi: Carver e Piero Chiara (preferisco Chiara, io).
Dopo un po’ di giorni, stesso sito, altra discussione, leggo che una persona scrive: Non ho mai letto nulla di Carver.
E quello a cui io l’ho consigliato da pochi giorni, inorridito, scrive:
Non hai letto Carver? Ma come si fa?
Ah, ho pensato.
Dimenticavo. Son contento di conoscre alcuni scrittori e alcuni scrittrici disponibili con il prossimo.
Dovrei fare alcuni nomi, ne faccio uno: Marco Salvador.
Lo conobbi che avevo scritto, ma non avevo ancora pubblicato.
Lui, se non sbaglio, era stato per diverso tempo in classifica tra i più venduti (mi pare con il romanzo storico Il longobardo, della Piemme).
Ma non faceva il grande scrittore, lui. Anzi.
E ho in mente, ora, almeno tre scrittrici, gentili e disponibili col prossimo. Non solo: anche valide.
La leggenda che chi scrive deve essere anche un po’ stronzo è una leggenda.
(G. ricordi quando ti dissi? Vai tu da De André, ho paura che sia uno stronzo.
Tu ci sei andata, lo hai conosciuto, mi hai portato il suo autografo e mi hai detto: è timidissimo, è un grande).
