a questo punto della notte

Come fai a tenere un blog e soprattutto come fai a scrivere qualcosa tutti i giorni?
(E perché, mi chiede qualcun altro, scrivi poco sui blog che ti hanno invitato a scrivere?)

Perché, rispondo, ho trovato un mio modo di fare il blog, che è tutto il contrario dello scrivere storie per la carta.
Mentre le storie per la carta le penso e le ripenso anche mesi, qui non faccio altro che srivere la prima cosa che mi viene in mente.
Chiaro che a volte (spesso) cancello, ché devo evitare di fare il maledetto toscano.
Oddio a volte la tentazione ce l’ho: attaccar briga coi rissosi della rete, quelli che mi rammentano certi cagnolini che, protetti da una cancellata, ringhiano al mondo.

Mesi fa vedo uno. Un blogger. Uno che in rete sembra una tigre. Azzanna.
Vado, mi presento.
Io sarei, gli dico.
Lui, Ah tu saresti.
Si parla del più e del meno; è un brav’uomo, timido e remissivo.
In rete no, si scatena.

sarà stato il 1981
… il capo del personale venne da me e mi disse: La prego, mi ascolti, eviti questo sciopero.
presi il fischietto e gli fischiai in faccia. avevo poco più di vent’anni.
lui guardò me e io guardai lui mentre gli operai spegnevano le macchine dopo il mio fischio.

ho avuto, nella mia vita, coraggio tante volte e paura più volte ancora.
la rete, però, per me è soprattutto una finestra: dove cerco il sereno.
e scrivo pensando: che quando posso ci tornerò, sul blog. a leggere i commenti, magari rispondere.
ma tornare per rispondere a questo o a quello che ringhia no, dal momento che
il tempo è come un treno
a volte vuoto e triste
a volte troppo pieno

(e poi la vita è già di per se stessa un gran casino).

e buona giornata
e ho scritto la seconda cosa che mi è venuta in mente: perché a questo punto della notte (ore 4 e 18 minuti) mi godo il silenzio, un mezzo toscano e una stufa elettrica ai miei piedi, ma ho anche una certa fretta, devo fare cose insomma, leggere scrivere scrivere e leggere, e quel post lo scriverò, poi.
titolo: le mie ambizoni.