17 euro di… incipit

Sei libri, 17 euro, al mercato dell’usato che c’è ogni prima domenica del mese qui da me.

(Non ho mai letto Jorge Amado)
Vadinho, il primo marito di dona Flor, morì a Carnevale, una domenica mattina, mentre ballava un samba vestito da baiana in Largo 2 Luglio, non lontano da casa sua.
Jorge Amado, Dona Flor e i suoi due mariti, Garzanti 1977

(Un libro letto tanti anni fa, dimenticato; e non ricordo se l’avevo preso in biblioteca o in prestito da qualcuno)
Mi sento sempre attratto dai posti dove sono vissuto, le case e i loro dintorni. Per esempio, nella Settantesima Est c’è un edificio di pietra grigia dove, al principio della guerra, ho avuto il mio primo appratamento newyorkese.
Truman Capote, Colazione da Tiffany, La biblioteca di Repubblica.

(Un libro letto a sedici anni. Me ne innamorai. Fu il primo di Remarque. Poi vennero gli altri. Poi successe che questo libro lo persi. Erano dieci anni e forse più che lo cercavo, specie nelle bancarelle. Lo carcavo io ma non ero solo: avrò ricevuto dieci mail – ne ricordo una di un tassista di Genova – che mi chiedevano: Ma tu sai dirmi come faccio a trovare una copia de L’obelisco nero? Non volevo credere ai mio occhi quando l’ho visto: edizione del 1971, nuovo. Credo che non sia stato nemmeno sfogliato).
(Tra i miei 50 libri preferiti questo c’è).
Il sole entra luminoso nell’ufficio della ditta di monumenti funerari Heinrich Kroll e figli. E’ l’aprile del 1923, e gli affari vanno bene.  Vendiamo molto e, di conseguenza ci impoveriamo; ma che fare? La morte è inesorabile, non si può allontanarla, e il dolore degli uomini richiede monumenti, monumenti di arenaria o di marmo e, se il rimorso e l’eredità sono grossi, di costoso granito nero svedese lucidato da tutte le parti.
Erich Maria Remarque, L’obelisco nero, Mondadori

(Allora, questo volevo ordinarlo, ché me ne han detto bene. A volte succede di trovare in bancarella libri nuovi, magari un po’ rovinati. Di Valetr Binaghi, comunque, trovate con più facilità il suo giallo pubblicato da Sironi, I tre giorni all’inferno di Enrico Bonetti cronista padano. Comunque).
Il tossico che si è venduto tutto per la roba (prima i dischi d’epoca, i libri, i vesiti, l’orologio, la catenina della prima comunione, perfino i mobili, e poi i gioielli della madre che l’ha buttato fuori, adesso dorme in una casa occupata su un materasso bisunto, dall’altra parte della parete una coppia di disperati come lui, loro almeno stanno insieme ma non scopano mai, li sentirebbe) il tossico è la sceneggiatura parodiata da un demone della parabola del Vangelo (ricordate? quella del mercante che trovata la perla preziosa vende tutto ciò che ha per averla).
Valter Binaghi, Devoti a Babele, Perdisa

(Con Remarque e Boll e Scott Fitzgerald, John Steinbeck è uno dei miei scrittori preferiti di quando avevo diciassette anni e d’ggi. Tra i miei cinquanta libri preferiti c’è, di sicuro, L’inverno del nostro scontento. Questo invece non l’ho ancora letto).
Quando la guerra arrivò a Monterey e a Cannery Row tutti più o meno combatterono, in un modo o nell’altro. Quando cessarono le ostilità ognuno aveva le sue ferite.
Le ditte produttrici di scatolame condussero la guerra facendo sospendere le restrizioni sulla pesca e acchiapparono tutto il pesce. Fu fatto per motivi ptariottici, ma i pesci non tornarono più.

John Steinbeck, Quel fantastico giovedì, Oscar Mondadori.

(Avevo comprato, tempo fa, un libro di Danila Comastri Montanari. Bene, anzi male, ché non lo trovo più. IN attesa che risalti fuori….).
Comodamente sdraiato su un divano del tablino, il senatore Publio Aurelio Stazio sorbiva a piccoli sorsi il Falerno caldo della sua coppa, annuendo di tanto in tanto. Pomponia parlava da quasi un’ora, e il patrizio era ià stato edotto su tutti gli scandali dell’Urbe, a partire da quelli che coinvolgevano la disinvolta imperatrice Valeria Messalina.
Danila Comastri Montanari, Parce Sepulto, la terza indagine di Publio Aurelio Stazio, Hobby & Work.

PS. Ci sarò solo di notte, e a notte inoltrata, per quache giorno, qui. A volte la vita, specie quando fa male o fa le bizze, corre altrove.
Buone cose.