Non ho mai detto in vita mia Voglio andare a vivere all’estero.
Ora invece ci penso, a volte.
Stazione di Vercelli, sono alla biglietteria.
Torino Porta Nuova solo andata, grazie, dico.
quattro e ottanta, mi risponde il dipendente delle ferrovie dello stato.
grazie, buona giornata.
….
provo di nuovo: arrivederci.
….
In Francia questa estate mi son stupito tante volte: paghi il pedaggio autostradale e ti senti salutare.
Non solo.
Viaggi, sei in corsia di sorpasso, e nessun deficiente da dietro ti fa i fari perché vuole che tu gli lasci la strada libera.
E mi sono stupito due anni fa, in Spagna.
Anche lì: la gente ti saluta. O risponde o saluta per prima.
Ma nelle autostrade spagnole – magari è un caso, non so – mi è successo di andare in bagno, cosa che si cerca di evitare pensando alle nostre autostrade, e di constatare, dieci volte su dieci, magari mi manca l’undicesima, che chi era andato in bagno prima di me aveva lasciato tutto pulito.
Ma non c’è solo questo, oggi, in Italia.
C’è un clima strano, oggi, in Italia.
Sono sul treno delle 16 e 13 minuti che va verso Torino. Nonostante due tamarri che alle mie spalle sparano cavolate sui rispettivi computer e quelli degli altri, “Jo è fulminato minchia, non sa cos’è skype, e fa solo casini, minchia, se vedi il suo pcci ti viene un colpo”, riesco a leggere (King).
Stazione di Santhià, stazione di Santhià: niente da fare, i due tamarrini, gel e orecchini e tatuaggi vari, non scendono alla stazione di Santhià.
Scendono alla fermata successiva, Chivasso.
Una ragazza, tra i venti e i venticinque, alla mia destra li guarda con uno sguardo che non so interpretare. Sdegno, interesse? Non so.
Prima che scendessero i due tamarrini ha dovuto parlare forte al cellulare per farsi sentire da mammà: No, non voglio pasta stasera, falla solo per papà, io mangio verdure.
(Penso, dovrei farlo anche io).
Comunque, siamo a Chivasso, stazione di Chivasso, treno regionale delle (non mi ricordo) per Torino Porta Nuova è in partenza.
Sale gente.
Salgono anche due nomadi. Sono giovani, sono vivaci, insomma fanno un po’ di casino, perché scherzano tra loro, restando in piedi.
Osservo la ragazza: è come ipnotizzata. Le fissa, con attenzione.
Almeno due, tre minuti.
Sa, suppongo, che io la sto guardando.
E in effetti, quando si stanca di guardare le due nomadi, gira la testa verso di me, ma senza guradarmi dice: Che schifo.
Poi riguarda le due nomadi.
Le guardo anche io. Stanno ridendo. Le guardo meglio: sembrano pulite, ordinate, i capelli non sono unti.
Non danno fastidio a nessuno.
Guardo la ragazza.
Mangerà verdura stasera.
Il clima, il clima è questo, oggi.
