la ragazza e la signora

Un ricordo. Avrei dovuto scriverne quando “la signora” morì, due anni fa. Invece quel ricordo l’ho rispolverato solo ora, forse ispirato dalla discussione precedente: certo, un grande scrittore, un grande artista può anche essere una merda di persona, e va bene così. Ma se non lo è, è comunque meglio, credo.
Buona giornata

Era il 1980 e qualcosa.
Ero sull’autobus, a Torino. Tipica giornata invernale uggiosa e triste.
Non ricordo che ora fosse, ricordo il grigiore. E l’autobus, che da via Po va verso via Cernaia e la stazione di Porta Susa.
Sull’autobus vedo una signora non più giovane.
La riconosco.
Ha due occhi bellissimi.
Ha un bell’impermiabile, un ombrello. La memoria, oggi a distanza di anni, mi dice che fossero entrambi verdi, ma non ci giurerei.
Ha un’espressione dolce, stampata in viso.
Mentre la guardo ri-penso alle mie serate, da ragazzo, davanti alla televisione in bianco e nero. Io e mia madre, che magari fa la maglia e intanto sente e ogni tanto alza gli occhi e guarda.
Lei, la signora dell’autobus, era Luisa, la mamma di
Ombretta sdegnosa del missipipì, non far la ritrosa e baciami qui.
Era la moglie di Franco, protagonista di Piccolo mondo antico, che diedero in tivù una vita fa.
Vecchio, vecchissimo film riproposto poi dalle televisione (quando c’erano due canali, più La Svizzera qui al nord).
Caso vuole che in quel periodo sto studiando Fogazzaro. Oltre a Piccolo mondo antico, stavo leggendo Piccolo mondo moderno, Il santo, Malombra.
E sto studiando il modernismo, corrente che, ai tempi di Fogazzaro, sperava in un rinnovamento della chiesa ma che dalla chiesa riceveva solo minacce, ché la Chiesa in Italia ha sempre ragione, sempre (e i politici in Italia le dan sempre ragione).
E guardo, con ammirazione, quella signora seduta, che sorride a niente e a tutto.
Guardo, insomma, Alida Valli.

Succede che nell’autobus ci sia una ragazza che ha tutta l’aria di non essere di Torino. E’ maldestra, anche: rischia di cadere, quando l’autobus fa tappa a una fermata.
Vedo che chiede cose, chiede informazioni, ma le chiede a mezza voce, è timida, non è punto bella, perché se lo fosse stata, bella, sarebbe stata attorniata da maschietti generosi in indicazioni, ed è grassoccia, veste male.
Di Torino so poco, penso, ma magari quel poco che so può bastare, penso ancora avvicinandomi a lei.
Dove deve andare?
Sono stato anticipato: da Aliva Valli che si è alzata e, come me, ha visto spaesamento e timidezza stampati sul volto di quella ragazza.
Vedo che la ragazza le risponde qualcosa, piano, vergognosa.
Ci son persone che abbassano il capo per nulla, come se avvessero peccato.
Venga che l’accompagno io, dice la signora Alida Valli.
L’autobus si ferma.
Vedo che scendono insieme, la ragazza e la “signora”.