… si manifesta acuta più che mai tra i cittadini l’esigenza crescente di un buon giornalismo: che selezioni le notizie, che ne faccia sintesi chiara e completa, che ne stabilisca la gerarchia di rilevanza, che ne espliciti il significato recondito, che offra il pieno ventaglio di interpretazioni; in modo che il lettore possa formarsi compiutamente un’opinione libera e informata.
Lo segnala con forza una recentissima ricerca sullo “stato del giornalismo” condotta dal centro Astra di Enrico Finzi e presentata nei giorni scorsi all’Università Statale di Milano. Ma se il desiderio di informazione è sentito e diffuso (e crescerà in misura rilevante nei prossimi anni, a partire dal 2012, anche per i media non tradizionali), la fotografia che gli italiani fanno della realtà attuale è spietata e impietosa. Infatti, secondo il largo campione interpellato dai sociologi, per il 68 % i giornalisti sono bugiardi, per il 60 % sono incompetenti, per il 52 % “non sono indipendenti”.
E ancora: i giornalisti non hanno eticità (64%), sono ansiogeni (62 %) e non hanno rispetto per gli altri (53 %). In sostanza il giudizio del campione (rappresentativo della popolazione italiana sopra i 15 anni di età) esprime per il 55 % una valutazione negativa, se non pessima.
(…).
Nel libro appena uscito (“L’informazione che cambia” – Editrice La Scuola), Ferruccio De Bortoli riconosce che “siamo diventati servi e concubini del potere”. E ritiene “insopportabile” il clima “da terrazza romana” con quella complicità compagnona tra politici e giornalisti che si fa “casta” distaccata dalla realtà.
Forse allora sarà il caso di rivalutare le figure scomode che hanno predicato nel deserto. Precursore Walter Tobagi che, preoccupato dell’instaurarsi di un “pensiero unico” e degli intrecci incestuosi con l’economia, ebbe il coraggio di battersi contro il conformismo a viso aperto (pagando con la vita, facile bersaglio del terrorismo rosso).
estratti di un articolo pubblicato da Liberal il 16 ottobre; articolo che è stato scritto da Giuseppe Baiocchi di Stampa democratica
www.stampademocratica.it
PS. Se un giornalista non può dare voce a chi non ce l’ha io penso che farebbe meglio a cambiare mestiere. Penso che presto cambierò mestiere.
PS.
Il commento numero cinque rimanda (anche) a questa questione, sollevata dal link che il commentatore (Alessandro) ha segnalato.
La questione è questa.
L’informazione in Sicilia. E il silenzio. In Sicilia e in Italia.
