Una volta all’anno mi tocca: devo fare dei controlli, da anni.
Malattia ereditaria. Niente di che.
Prelievo del sangue, altro.
Nei giorni precedenti i controlli divento intrattabile. Non sopporto gli ospedali, e pensare che mia figlia si è appena laureata in medicina.
Comunque.
Anni fa vado a fare questi benedetti controlli. Dal momento che io mi perdo dappertutto figuriamoci in un ospedale, seppur piccolo come quello di Vercelli.
Ma tant’è.
Mi persi e girai a vuoto, per un po’.
Poi vidi quegli occhi, che mi guardavano.
Fu la prima cosa che vidi e… scusate se ora vi sembra che io non sia chiaro.
Ma fu – per davvero – la prima cosa che vidi.
Passando davanti a una sala, non so dire che sala fosse, so solo che era il poliambulatorio dell’ospedale di Vercelli, c’era un vecchio, nudo, che mi guardava. Attorno a lui dei camici bianchi. Certo, la porta si era aperta all’improvviso e io probabilmente stava passando dove non si dovrebbe, ma quegli occhi me li sento ancora addosso se ci ripenso.
Era nudo, era vecchio, e attorno a lui c’era gente che lavorava.
Mi guardava. Come guarda uno sconfitto.
Non ho più visto cose così.
Ma mi capita di vedere, o di sentire racconti che arrivano dai pronti soccorsi o dalla case di riposo di tante zone d’Italia. I vecchi sono ancora nudi, e ci guardano.
Noi aspettiamo, ché tanto tutto va bene. Fino a quando saremo anche noi, a guardare, chi passa.
E – forse – proveremo rabbia: la rabbia che prova chi è compatito e non vorrebbe, ma non può farci niente.
(So bene che non bisogna generalizzare. In tanti centri, magari piccoli, c’è una buona politica, c’è attenzione per gli anziani. E in certe regioni è meglio che in altre.
Però un po’ dovunque stanno sicuramente meglio gli anziani benestanti. Il problema è quindi duplice. Di natura culturale, anche perché si tende a rimuovere il problema rinchiudendo la morte e la vecchiaia in strutture. Ma anche di ceto sociale. E si tuoni pure contro il centro destra, oggi, ma non mi pare che il centro sinistra si sia distinto più di tanto).
