giorni

Stamattina, bevendo il caffè e il cielo grigio grigio ho pensato: Sapravviverò a tutto quello che debbo fare oggi, nei prossimi giorni e mesi?
Il martedì mattina non lavoro. Ero a casa.
Mentre bevevo il caffè è squillato il cellulare. Cose di giornale. Un’alta carica dello Stato mi chiedeva spiegazioni.
Poi, ho dovuto io telefonare a un’altra persona: Che non si sente tutelato dallo Stato (anni fa denunciò i suoi usurai). Gli ho detto: Mettiti in contatto, forse qualcosa si muove.
Mentre sorseggiavo il caffè avevo davanti il pc.
Nell’ordine, dovevo vedere gmail, questo blog e facebook. Era ancora a gmail. Una decina, forse meno, di messaggi.
Quando passo al blog arriva la terza telefonata: di un esponente dei “grillini” locali. Lo ascolto, mi dice che mi verrà a trovare. Ha cose importanti da dirmi.
Torno al pc, risuona il telefono.
Arriva una storia.
Brutta, che non posso raccontare ora, la racconterò.
Di malattie, morte, di fedeltà: di qualcuno, e lo sta facendo da anni, che ha deciso di trascorrere tutte le sue ore del giorno davanti a una persona in coma.
Una stopria tremenda, come ce ne sono tante, che ascolto senza dire, una storia confinata, chiusa, reclusa in una casa.
Ve la faccio intravvedere.
Una signora anziana, moribonda in coma, assistita ventiquattro ore su ventiquattro dalla figlia.
La figlia vuole così: è gratitudine. Perché vent’anni fa era stata sua madre a vegliare qualcun altro.
Torno al pc, altri quindici minuti.
Poi esco, vado a prendere il secondo caffè e rifornirmi di nicotina, camel light e antico toscano è l’abbinamento di oggi.
Sento, quando entro al solito bar, persone che si scambiano le rispettive preoccupazioni, i loro guai.
Ché i piccoli guai, pagare il dentista, denunciare il vicino, portare a risuolare la scarpe dal calzolaio, son comunque guai.
Il cielo grigio, comunque, dà man forte alle lamentazioni.
Anche a quelle inutili: sul tempo per esempio.
Passo davanti a due signore. Intercetto. Una sta raccontando all’altra della sua artrite. Va già bene, son fortunato, penso, ché ci sono alcuni che escono di casa solo per raccontare di malattie, magari atroci, magari altrui. Meglio se altrui, ché son più gustose da raccontare.
E poi. Incrocio uno che non è un politico, ma che sta per prendere il patentino, ché tra qualche mese, qui, si vota, e quindi anche lui dirà, insieme ad altri, che ha la bacchetta magica per risolvere ogni problema e quindi, intuisco, che se mi vede son perduto, se mi vede di sicuro mi racconta quanto è bravo lui e, confidenzialmente, mi dice quanto incapaci e disonesti sono gli altri.
Penso che devo evitarlo, perché so già che gli domanderei: Che hai fatto in questi quattro anni?, rispunti ora perché si vota un’altra volta?
Mi infilo in un altro bar, son salvo, non mi ha visto. Il barista si lamenta, non è giornata penso, si lamenta, dicevo, perché la cassa è bloccata, non può rilasciare scontrini, però in un tavolino c’è una ragazza quasi donna che, parlando al cellulare, ride, ride forte.
Non è sguaiata, anzi, ma si sta divertendo.
Il proprietario barista non ci fa caso, sta smadonnando in silenzio, lui.
Io, aspettando che si degni di farmi il caffè, sento la risata, che non è sguaiata, è bella, sa di sole e mare, insomma.
Buona giornata