memoria ballerina

il 10 maggio 2006 scrissi un post sul vecchio blog, che ora riporto.
ci dice anche, quel post, di quanto sia ballerina la memoria

Pomeriggio che è quesi sera, mancano poche ore a capodanno. Lei, la bambina, segue buona buona il gruppo di adulti che ha deciso di concedersi alcuni giorni dai sapori e colori toscani. Sono sul corso che conduce alla parte vecchia, che è in alto, dove ci sono la piazza il duomo e i giardini.
E’ sovrappensiero la bambina, gli adulti non dicono cose interessanti.
All’improvviso, su quel corso di gente elegante e di strette di mani e di auguri, compare una macchinina elettrica che sembra un trattore; la conduce un bambino di pochi anni, cinque al massimo. Suo padre, probabilmente il padre, un omone con la barba e un maglione rosso, segue, con noncuranza. La macchinina-macchinona-quasi-trattore è grande e faceva rumore, la gente si volta a guardarla, e va piano piano, la gente ha tutto il tempo di guardare e dire e dire e guardare.
Guardano tutti, tutti si girano: quelli del posto e quelli di lontano, come appunto il gruppo di adulti con la bambina.
I commenti si sprecano. Qualcuno dice: Quando sarà grande cosa gli regalerà? un aereo?
Qualcuno ride.
Qualcuno dice, Dove si andrà a finire?
La bambina non dice nulla. Guarda anche lei, come tutti. Poi sente la mano di suo padre sulla spalla, è un segnale tra loro. Lui le doveva dire qualcosa.
«Non stare ad ascoltarli. E se quel bimbo avesse una malattia e suo padre avesse voluto fargli un regalo grande grande per Natale?».
Suo padre è strano, la bambina lo sa. Il padre più strano è toccato a lei. Al mattino, quando fa colazione, non c’è, dorme ancora. La sera è sempre in giro.
Però la bambina, quel giorno, prese nota.

(sempre a maggio 2006 scrissi):
Perché mi è venuto in mente questo ricordo.
Perché l’avevo perso: almeno in parte.
Mi ricordavo la scena, ricordavo anche di avere dissentito dal giudizio degli altri.
Non ricordavo di averlo detto alla bambina.
E’ stata lei a dirmelo, e dirmi che l’aveva colpita quella mia ipotesi.
La bambina oggi è una donna. Ha un suo mondo.
E’ combattiva, prende posizione, spesso. Ma non giudica. E io un po’ di questo ne vado fiero (poi ci sono tante cose di cui non vado fiero: ma è meglio stendere il classico velo pietoso, su questo…)