un sogno e le storie

Ho fatto un sogno bislacco ma, alle 9 e 50 minuti, quando mi sono svegliato, me lo son tenuto a mente.
Allora, lavoravo in un ufficio, stavo imparando. Di che ufficio si trattasse non mi era chiaro, ma non avevo sensazioni di soffocamento, insomma.
Ero solo un po’ preoccupato: di imparare bene.
Improvvisamente arriva la comunicazione. Mi hanno trasferito a Roma.
Con la comunicazione, il sogno diventa più chiaro.
Lavoro alle poste e, a Roma, andrò a fare il postino, ma solo di pomeriggio, mi dicono (e io ho pensato, evviva, così posso continuare a dormire dalle 5 alle 10).
Ricordo anche d’aver pensato questo.
Finalmente. Facendo il postino incontrerò storie, è da tanto che non ne incontro più.
Le storie non sono cose che servono per essere raccontate.
Raccontare storie vere è come fare cronaca, come scrivere un blog.
Le storie vanno ascoltate, poi rimodellate, se si vuol scrivere.
Le storie, a chi scrive storie, servono: come i libri.
A vivere di libri e di internet si finisce per essere troppo lontani, dalle storie vere, credo.
Buona giornata.
Magari più tardi rileggo e correggo, ora sono in ritardo.

la quarta revisione

E’ come fare un castello di sabbia, la riscrittura di un libro.
Basta un movimento brusco, o un cattivo dosaggio delle parole e tutto crolla.
Basta poco.
Insomma, sono arrivato alla quarta riscrittura di Bastardo posto che, nei gorni prossimi, spedirò in casa editrice.
Ho impiegato tre, quattro mesi a scrivere la prima stesura.
Ogni giorno dalle 3 alle 6 ore (la domenica per esempio).
Più che ogni giorno dovrei dire ogni notte.
Il primo mese, solo il primo mese, l’ho dedicato al primo dei cinque capitoli.
Le successive due stesure mi hanno portato via una quindicina di gorni.
Tra una stesura e l’altra l’ho fatto anche leggere.
Ad esperti, e anche no.
Per la prima volta insomma, ho voluto che leggesse il mio primo libro anche un lettore non forte, da un libro ogni due mesi.
Ho scoperto di non aver inventato nulla di nuovo.
Un mia amica, scrittrice ben più affermata di me e che lavora nell’editoria, mi ha detto che lo fa già, da anni.
Il giudizio di una persona semplice a volte può essere più profondo di un addetto ai lavori, soprattutto se questa persona semplice è schietta e non si fa problemi nel domandare: Cosa significa questo passaggio, questa frase?

Il libro uscirà in concomitanza con il salone di Torino.
E’ la prima volta che pubblico per la econda volta con lo stesso editore (Newton compton). Ho un buon rapporto con questa casa editrice, soprattutto con Raffaello Avanzini e con l’ufficio stampa (la redazione, invece, mi sfugge un po’, conosco poco)

C’è, intanto, la parentesi di Tamarri. Ancora non mi è arrivato.
Il mio quinto libro (che sono racconti, in tutto penso siano 40-45 pagine, so che costa 4,50 euro) l’ho pubblicato con Historica di Francesco Giubilei, l’editore di quasi diciassette anni (che per posta elettronica mi sembra un quarantenne molto professionale, ma che invece al telefono è simpaticissimo).

E c’è, intanto, che la quarta revisione di Bastardo posto mi attende.
E’ tardi, insomma. Ora mi faccio un caffè e lavoro fino alle cinque.
Avrò l’intermezzo del gatto: lui conosce i miei orari e quindi, ogni tanto, viene a chiedermi “cose”: di uscire in cortile, per esempio.
Il cane no, è quasi ai miei piedi che sonnecchia. Si addormenterà, definitivamente anche lui, alle cinque.
Buona giornata