UnO.
Serve una luce per poter scrivere qualcosa di vero. Sono al buio, da tempo, ma non è un dramma: è.
(Il problema vero non è pubblicare o meno, vendere o non vendere. Il problema vero è scrivere qualcosa di vero.)
DuE.
L’inverno è ancora lungo, sembra. Ma non importa, io sento già profumi di primavera. Anche il mio gatto, che stanotte è uscito alle 2 per rientrare dopo le 3.
(Ho una percezione tutta mia delle stagioni. Allora, partiamo dall’inverno: per me parte da novembre e finisce a febbraio. Quattro mesi insomma. Finisce mai. Primavera: Marzo, aprile, maggio. Estate: giugno, luglio, agosto. Autunno: settembre e ottobre e basta.)
TrE.
Non mi è venuto in mente nulla di furbo dopo aver scritto TrE, e quindi un saluto a tutti quelli che passano da queste parti (nonostante le lunghe pause).
QuaTTro.
No, una cosa in mente ce l’ho da raccontare. Nel bar del panino di mezzogiorno, verso le 13 in punto arriva un uomo, ottant’anni circa. Entra con un sorriso bello stampato sulle labra. Anche gli occhi azzurri sorridono. Ordina un caffè, si mette in disparte, legge il giornale, ascolta le chiacchiere da bar. Un’oretta e poi va. E’ la sua unica ora libera. Le altre ore del giorno sono per la moglie, che non è autosufficiente. Ma per tirare avanti è sufficiente avere accanto un bel sorriso, vero, .