Chi scrive, poi, è in attesa di giudizio, si sa.
E se il giudizio è una stroncatura, chi scrive potete immaginare come si sente.
A stroncare può essere un critico, ma anche un lettore su Amazon, IBS, Anobii eccetera. Chiaro: se un critico con la C maiuscola ti ha lodato e un lettore qualunque invece no, la cosa fa meno male.
Non ho mai ragionato così.
Io scrivo affinché chi legge capisca. E quindi amo la scrittura semplice.
Anni fa, ho appena terminato di scrivere Bastardo posto.
I giudizi di chi lo ha letto o ha letto degli estratti è entusiasta.
Un’amica scrittrice ed editor dice che le ricordo un grande scrittore che non cito… (sarei bugiardo se dicessi che non mi fece piacere quell’accostamento).
Dirigevo il giornale La Sesia, allora. E tra i dipendenti c’era una giovane donna che leggeva in media un libro ogni due mesi. Alla fine della pausa panino lei leggeva. Ricordo che amava Faletti.
Amava anche leggere, ma il tempo che aveva per leggere era poco perché quando finiva di lavorare andava dai suoi vecchi genitori, uno non era più autosufficiente, l’altro non stava granché bene, e non avevano denari per pagare una badante. Ci pensava lei, a loro.
Le chiesi una cortesia. Le diedi il manoscritto di Bastardo posto e le chiesi di leggerlo e di segnare tutte le cose che non capiva con un punto interrogativo.
Così fece. Lesse e mi consegnò il manoscritto con una ventina di punti interrogativi. La maggior parte dei quali chiedevano una semplificazione della lettura (a volte una ripetizione in più…).
Non apportai venti correzioni, ma una dozzina, almeno, sì.
Quando faccio dei corsi di scrittura dico sempre: durante la prima stesura sentitevi sicuri, dite a voi stessi che sapete scrivere, che siete dei bravi scrittori. Ma quando riscrivete e correggettevi quando potete chiedetevi: è proprio chiaro quello che ho scritto?
Buona estate a chi passa di qui.
