Il sentiero dei papaveri: ci siamo, quasi

Insieme a Francesca Piazza, (giovane) editrice di Golem ed editor, stiamo vedendo le ultime bozze de Il sentiero dei papaveri, che esce a febbraio oppure nei primi giorni di marzo.
Ecco il nuovo incipit (riscritto e rivisto più volte) e, anche, la parte introduttiva.

Incipit
Era Carnevale il giorno in cui conobbi il Capitano, ma io non lo sapevo, oppure l’avevo dimenticato. Dimentico tante parole e tante — soprattutto quelle che non sopporto — le caccio lontano dai mie pensieri. Appena sveglio, spalancando la finestra della mia camera, un cielo che prometteva primavera mi fece venir voglia di uscire, camminare in strada. Così mi vestii, e poi andai in cucina per il rito del caffè con papà che era appena rientrato dal suo giro mattutino; gli dissi che avrei mangiato un boccone fuori; e lui, come usava fare, mi rispose con un due piccoli cenni di assenso, senza guardarmi. Viveva per me, senza farmelo pesare e io amavo lui e le nostre silenziose colazioni in cucina, al risveglio.

Parte introduttiva
Questo libro è ambientato ai tempi di facebook, parola che nel libro non compare. Eppure, tutto parte proprio da facebook.
È un sera di qualche anno fa. Sono su facebook, appunto, sto ascoltando alcuni psicanalisti. Sono collegati, ognuno dal proprio studio.
Il medico e psicanalista Emilio Mordini si mette a parlare dell’era digitale e dice: «Sono le dieci di sera e stiamo dialogando davanti al computer. È una follia comoda. Pensate: dopo un viag- gio, potremmo essere attorno a un tavolo davanti a una bottiglia di vino… Stiamo perdendo il ritmo della vita e la vita è un po’ come la musica, che è fatta da suono, pausa, suono. Senza pausa non c’è musica. Anche il pensiero è fatto da suono, pausa e suono. Noi stiamo distruggendo la pausa, non c’è più un tempo delle cose e se non c’è un tempo delle cose siamo tutti morti.».
Poi disse anche «Tutto questo sistema è costruito per portare a un continuo consumo. Ci stanno rubando il tempo. Cosa fare? Dobbiamo tenere aperto il ragionamento. Pensate ai Benedettini durante gli anni delle guerre gotiche: studiavano, insegnavano la bellezza…».
Non sono un benedettino, io, ma fin da ragazzo mi è sempre piaciuto andare in un bar, mettermi in disparte, ascoltare, leggere e, a volte, anche scrivere. L’idea del libro nasce da questo.

Conserviamo i libri vecchi. Nessun algoritmo potrà cambiare le verità che contengono.
Carla Vistarini, paroliera e scrittrice

Ogni generazione, senza dubbio, si crede destinata a rifare il mon- do. La mia sa che non lo rifarà. Il suo compito è forse più grande: consiste nell’impedire che il mondo si distrugga.
Albert Camus quando nel 1957 gli conferirono il Premio Nobel