Il primo uomo che disse che la donna è bella come un fiore fu un genio. Il secondo, un cretino.

Dal vecchio blog Appunti, 24 marzo 2006

Torino, Palazzo nuovo, credo fosse il 1985. Frequentavo Lettere. E io, che solitamente vado più d’accordo con le donne, in quel periodo ero attratto da tre docenti universitari, tutti maschi. Franco Borgogno, psicanalista che mi fece amare Melania Klein; Corrado Vivanti, curatore della Storia d’Italia Einaudi, le cui lezioni erano seguite da una ventina di persone suddivise in gruppi (tra gli altri ricordo Marco Travaglio). E Gian Renzo Morteo, docente di storia del teatro e uomo che, soprattutto a Torino ma non solo, ha lasciato un segno.
Dal momento che di notte lavoravo, quando seguivo le lezioni facevo faticare a seguire: riuscivo ad evitare che gli occhi si chiudessero ma la concentrazione era quella che era.
Morteo insisteva molto sul concetto di novità: cos’è la novità nel teatro?
Vengo al dunque.
A Morteo piaceva ripetere una citazione, questa:
Il primo uomo che disse che la donna è bella come un fiore fu un genio. Il secondo, un cretino.
So che era (la citazione) di un sociologo francese, ma non ricordo il nome.

Scrivere è anche un po’ recitare

Per una breve ma intensa parentesi della mia vita ho recitato.
La passione per il teatro me l’ha trasmessa un grande uomo di teatro, Gian Renzo Morteo, mio docente in università.
Chi ama il teatro veramente non cerca il successo: cerca di rivivere la magia del teatro che si prova durante le prove e ancor più durante uno spettacolo.
Non servono folle oceamiche, applausi, flash dei fotografi. Tu, recitando, trasmetti e ricevio qualcosa.
Nel 1986 un lunedì di non so quale mese mi succede questo: il caporedattore del giornale La Sesia mi chiede se, appunto, da “quel” lunedì sarei disposto a iniziare a correggere le bozze. Ero disoccuapato, studiavo e per campare facevo di tutto. Ma “quel” lunedì avevo un appuntamento, non ricordoi se a Torino e a Milano (mi sembra Milano). Un provino per entrare a far parte di una compoagnia teatrale vera, che avrebbe dovuto portare in tournée l’Amleto.
Mi ero fatto avantio io: avevo spiegato che avevo trent’anni e che avevo interpretato Sigismondo de La vita è sogno di Calderon de La barca e L’uomo dal fiuore in bocca di Piranxdello con un a compagni amatoriale.
Per il provino, avrei dovuto recitare una parte de La vita è sogno.
Non ci dormii, alla fine optai per la decisione più saggia: il giornale.
Non ho nessun rimpianto, ma il teatro me lo porto ancora adesso, appresso, soprattutto quando scrivo: a volte sono regista a volte interprete delle storie che scrivo.
La scelta di una virgola in più o in meno, spesso, mi viene suggerita da questo mio modo di intendere la scrittura come se stessi recitando.