Il primo uomo che disse che la donna è bella come un fiore fu un genio. Il secondo, un cretino.

Dal vecchio blog Appunti, 24 marzo 2006

Torino, Palazzo nuovo, credo fosse il 1985. Frequentavo Lettere. E io, che solitamente vado più d’accordo con le donne, in quel periodo ero attratto da tre docenti universitari, tutti maschi. Franco Borgogno, psicanalista che mi fece amare Melania Klein; Corrado Vivanti, curatore della Storia d’Italia Einaudi, le cui lezioni erano seguite da una ventina di persone suddivise in gruppi (tra gli altri ricordo Marco Travaglio). E Gian Renzo Morteo, docente di storia del teatro e uomo che, soprattutto a Torino ma non solo, ha lasciato un segno.
Dal momento che di notte lavoravo, quando seguivo le lezioni facevo faticare a seguire: riuscivo ad evitare che gli occhi si chiudessero ma la concentrazione era quella che era.
Morteo insisteva molto sul concetto di novità: cos’è la novità nel teatro?
Vengo al dunque.
A Morteo piaceva ripetere una citazione, questa:
Il primo uomo che disse che la donna è bella come un fiore fu un genio. Il secondo, un cretino.
So che era (la citazione) di un sociologo francese, ma non ricordo il nome.

L’anno che non dimentichi

Quando mi dissero che sarebbe uscito il mio primo libro, quando, anni prima, superai in fabbrica i dodici giorni di prova, quando, anni dopo, fui assunto come redattore al giornale La Sesia e, ancora dopo, quando fui nominato direttore del giornale furono giorni belli, da ricordare, certo, ma non me ne curo troppo. Più o meno ricordo l’anno, la stagione.

Il 1982 lo ricorderò sempre, e qui spiego perché.
Non ce la farai, mi dissero in tanti. Ce la farai, mi disse mia madre.
Fu l’anno della grande scommessa. Mi iscrivo a lettere e se per caso mi bocciano a un esame smetto e lancio il libretto dal finestrino del treno.

Il libretto è nel cassetto dei ricordi, la storia del 1982 è questa qua.

epilessia (e una data da ricordare)

Ho sofferto di epilessia. Una tara ereditaria, pare.
Lo fu un fratello del babbo, han sofferto di epilessia due miei cugini. Anche mio fratello Moreno.
La prima crisi, il 23 settembre 1975, giorno del mio diciannovesimo compleanno.
Ultima crisi: agosto del 1991.
Ma c’è un’altra data da ricordare.
Allora, prima crisi, ho 19 anni. Ne arriva un’altra l’anno successivo, settembre 1976. Lavoravo in fabbrica.
Da allora, una crisi ogni due mesi, a volte anche una al mese.
Va a sapere tu: tutte al mattino, soprattutto di sabato o domenica. Ma qualche volta succedeva anche in fabbrica.
1980, primo maggio: nasce mia figlia Sonia.
15 di maggio, ho una crisi.
Ed è questa la data da ricordare
Ho una crisi e dico: non ne voglio più avere, non voglio avere PAURA di tenere questa bimba in braccio.
va a sapere, ma da allora niente più crisi fino al 1991.

I medici, prima di quel 15 maggio 1980, mi dicevano: cerca di fare una vita tranquilla.
Di dormire. di nutrirti senza eccessi.
Dal 1982  ula mia vita cambia: e non è per niente tranquilla.
Fabbrica, palazzo nuovo ogni giorno (quindi Vercelli- Torino andata e ritorno).
4 ore di sonno, a volte anche meno.insomma, da quel 15 maggio 1980 in poi sono stato operaio-studente, ho recitato a teatro, lavorato di notte in un albergo, giocato a bowling a livello agonistico, scritto libri, letto libri: quasi sempre di notte.
Bevendo caffè e fumando o il toscano o la pipa.
Io credo sia stato importante, per me, aver messo da parte la paura.

Nel 1983 mi iscrivo a Lettere e leggo I demoni di Dostoevskij.
Nei demoni, si dice che Maometto era epilettico perché dormiva poco.
All’epilessia di Dostoevskij, alla mia epilessia e all’epilessia di tutti gli epilettici, ancora oggi guardati di traverso e spesso con disprezzo, dedicai una poesia.
Non so scrivere poesie, io.
Ma questa mi piace:

A Dostoevskij

Epilessia,
malefica dea che insegni
ai tuoi figli bastardi
a sottrarre
secondi alla notte:
la pena di morte
è
a ogni passo.
Ad ogni passo
il viso può schiantare
nel selciato
dove
calpestati e rinnegati
crescon fiori il cui nome
nessuno conosce.

Domenica è la giornata nazionale per la lotta contro l’epilessia.
Andrò a Torino, io.
http://www.apice.torino.it/appuntamenti.htm