Sai cosa vedo io negli specchi della mia vita?
Vedo il fallimento di una donna.
Sai che invidio la suore di clausura?
Le invidio, se ci sono quelle che non vedono nessuno nessuno nessuno le invidio perché vorrei essere una di loro.
Oppure sapessi quante volte io penso al carcere: ci vorrei andare, starei bene lì. Soprattutto di notte. E al mattino: vivrei solo per aspettare la notte, il silenzio il buio.
La prossima notte, già.
Sai perché non ho mai tradito mia marito sebbene non passi giorno in cui o non sogni di tradirlo con un mio vicino di casa, con un collega, un ragazzo o un barbone visto per strada?
Quando al mattino ho un’ora libera a vado al supermercato guardo tutti gli uomni che incontro.
Faccio fantasie. Io con uno di loro che, come quando ero ragazza, andiamo in macchina, al fiume.
Vetri appannati e…
Ma non lo farei, o almeno: non credo.
Sarebbe come ammazzarlo, poi sarebbe difficile per me fingere, poi lui mi adora come tanti anni fa; sapessi quante volte ho sperato che prendesse una sbandata, che si innamorasse di un’altra.
Andasse al night, o assumesse una segretaria gnocca. Macchè: pensa che sono andata a spiare quello che guarda in internet, le sue mail, la cronologia.
Mai un sito porno, nessuna mail equivoca (a differenza di me).
Solo cose serie-serissime, già.
Lui comunque non saprà mai che io non lo sopporto, che lo trovo noioso, che lo cosidero un afllito nonostante i suoi successi. Si fotta lui e i suoi successi.
Ma ora ti dico la cosa peggiore.
Così capisci che un po’ sono vigliacca e un po’ no: cerco di resistere, di non fare del male.
Certe volte, non so dirti quante, diciamo certe volte e basta, allora, certe volte penso che vorrei farla finita. Ammazzarmi.
Ci sono andata vicina “certe volte” sai? Quando ho capito che basterebbe un attimo, quando ho dovuto dire, urlare quasi a me stessa “fermati”… ho capito insomma di aver sfiorato la mano della morte.
Basta dire “fermati”, dicevo.
Poi penso a mio figlio, e anche se sta crescendo e somiglia a suo padre gli voglio bene; pensa che proprio due giorni fa l’ho visto triste, credo per una ragazza, ma non sapeva ce farsene, lui, del mio sorriso.
Poi penso a mio padre e mia madre, vecchi e attaccati a quel poco che la vita offre loro. Sono contenti anche solo se li chiamo al telefono.
Nessuno sa che il momento più bello per me è nascondermi in rete: sia benedetta l’invenzione di internet. Sarà insignificante, ma è comunque un antidoto contro la disperazione.
Di notte uso la chat. Cambio sembro nick e persone con cui chattare. Non vorrei mai…
E comunque sai che faccio?
Continuo a sorridere, ad andare dall’estetista, a programmare ferie e capodanni, a far credere a tutti che sono una donna felice.
Sai che bello: è Natale, di nuovo.
Ma cosa vuole questa gente da me?
