Incomunicabilità, sempre. Paola Pace stasera.

Su Facebook appaiono anche i post di questo blog. E’ cosa automatica. E sul post precedente (incubo razionale) c’è stato un commento, appunto su Facebook: del mio amico Guido Tedoldi.
Questo:

Una volta ho letto una cosa di Virginia Woolf. Diceva che quello che una donna può sperare di meglio è una rendita e una stanza tutta per sé. La lettura comune di quel testo è che sia una sorta di rivendicazione femminista. La mia lettura è stata un po’ diversa: quella è la condizione desiderabile per ogni essere umano, a prescindere che sia maschio o femmina.

Una volta pensavo che la donna ideale, o «l’anima gemella» come dicevano certi adulti con cui parlavo di queste cose, era colei con cui codividere tutti i pensieri e tutti i piaceri.
Poi ho parlato con una sindacalista (all’epoca era una sindacalista, adesso è una studiosa di reiki) la quale era convinta della sostanziale incomunicabilità tra gli esseri umani. La sua tesi era: «Con le persone ti capisci al massimo al 10%. Quando trovi quello con cui ti capisci all’11%, lo sposi».
L’11%, santiddio.
Dopo che una storia che pensavo da 100% mi si è ribaltata addosso, sto riconsiderando quell’11%.
Guido Tedoldi

Poi.

Oggi a Roma è il gran giorno di Paola Pace. Da stasera e fino al 30, al Teatro di Ducumenti, propone lo spettacolo L’arte della gioia. Adattamento teatrale, della stessa Paola Pace, dall’omonino libro di Goliarda Sapienza
Su La poesia e lo Spirito c’è l’intervista che io ho fatto a Paola.

Buona giornata.
La mia è pressappoco questa. Un’ora (da adesso) per blog e posta elettronica (il martedì mattina non lavoro, quindi sono a casa).
Poi, a mezzogiorno, incontro carbonaro con una persona, uno di quelli che parlano poco e fanno tanto; questa persona per tutta la vita ha indagato, dato la caccia ai delinquenti, magari scontrandosi; ché quando i delinquenti godono di protezioni son cavoli amari…
Poi pausa toast, poi vado in una tipografia di Vercelli: devo far stampare 2300 calendari per gli abbonati (e copie omaggio e copie ai collaoratori) del mio giornale. Un calendario con foto della Vecchia Vercelli. Poi, ore 14,45, al ginale per la riunione di redazione. Poi, telefonate varie. Poi una cosa urgente da leggere. Poi, la posta su carta da smistare.  Poi, se faccio in tempo, alle 18 vado a yoga.
Poi, passeggiata col cane e cena.
Poi un’ora in birreria a leggere. Poi di nuovo qui. Devo correggere, rivedere, limare il prossimo libro.
Però so già: Ci son di mezzo gli imprevisti, che o fanno bestemmiare o, ma è raro, ravvivano la giornata.
Quindi: buona giornata a voi e… a me