incipit da collezione

A Enrico Gregori è venuta un’idea.
Raccogliere, magari qui, degli incipit scritti dai blogger; incipit di cose loro, edite oppure no.
Ho detto a Enrico che a me sta bene, che mi sembra una buona idea.
Se io potessi punterei sugli inediti.
Se io potessi scriverei recensioni di libri inediti.
Poi sulla qualità, e sulle discussioni infinite – dagli all’autore contemporaneo; la gente non sa scrivere eccetera – lascio volentieri ad altri la facoltà di sentenziare.

E’ difficile riuscire a capire in rete dove stia il confine tra cose dette perché si pensa così, e cose dette perché o conviene così o perché ci si deve togliere dei sassolini.

Ogni tanto ricevo qualche mail. Di qualcuno che mi segnala che ho ricevuto attacchi, per lo più anonimi.
Solitamente è pubblicità. Ne ho almeno una decina che mi dedicano tempo e attenzioni.
E comunque. La vita è breve anche se si campa cent’anni, e, io tre anni fa al giornale ho capito una cosa: che quando arriva una lettera anonima, contro di me o contro altri, c’è una sola cosa da fare. Non arrivare al fondo (salvo eccezioni) e buttarla via.
(Sinceramente. Non capisco alcuni siti che pullulano di insulti di anonimi. E magari si lamentano, gli amministratori. Allora. Perché non attivano l’opzione dei commenti in moderazone? Forse perché gli insulti fanno salire il contatore di qualche unità? Si ma poi?).

E quindi. Se in questo blog faremo questa raccolta di incipit chi volesse restare anonimo è pregato, comunque, di manifestarsi, almeno a me, per posta elettronica. Con nome e cognome.

incipit interrotti

Incipit dei libri che, casualmente, mi ritrovo sulla scrivania.
Allora sulla destra, insieme al modem.
Enrico-Massimiliano Ligre procedeva a piccole tappe sulla via di Parigi. Dei contrasti che opponevano il Re all’Imperatore, ignorava tutto.
Marguerite Yourcenar, L’opera al nero.
Lo sto rileggendo.

Davati a me, sotto le foto di Barone, il mio primo cane, e del porto di Marsiglia:
Mi hai chiesto cosa, Andy Bissette? Se capisco i diritti che mi hai spiegato? Miseria! Com’è che certi uomini sono così gnucchi? No, una bella calmata te la dai tu.
Dolores Claiborne, Stephen King.
Letto da un bel po’. E’ il secondo che leggo fino in fondo di King, l’altro, Colorado King, l’ho trovato scepo, altri, tre o quattro, non ero riuscito ad andare avanti. Allora, Dolores Claiborne ha un gran finale. No, non solo grande: geniale. A parte questo, continuo ad avere alcuni problemi con King. Non mi entusiama. Troppo ritmo, poco spazio per “il contesto”. Direi anche prevedibile (finale a parta). E troppe metafore. Insomma, preferisco Grisham.

Questo invece è un piccolo gioiello, un regalo di Monia, che mi ha coadivuto insieme a t. nei racconti a quattro mani.
Preferisco partire dalla quarta di copertina. Ben fatta.
Al-Haditha, Iraq, 19 novembre 2005. Per ritorsione contro un attentato subìto, una compagnia di marines, protetta da regola ambigue, massacra due faiglie di civili inermi. La minuziosa, atroce istantanea di un incubo reale e senza apparente via di uscita.
Prima dell’incipit qualche riga:
Mia sorella Zaynab è stata colpita alla mano e alla testa. Aveva 5 anni.
Mia sorella Aisha è stata colpita a una gamba e da qualche altra parte. Aveva 3 anni.

Poi c’è la descrizione di un altro massacro… E dopo c’è questo, per esempio., da leggere.
Cinque giorni dopo il massacro la compagnia Kilo aveva festeggiato il Giorno del ringraziamento con una cena a base di tacchino ripieno e patate. Della festicciola esiste un documento filmato, dove si vede il capitano Mc Connell guidare la preghiera: Padre, ti ringraziamo per il cibo che…
L’incipi ha poca rilevanza, ora.
William Langewiesche, Regole di ingaggio, Adelphi.

Degli altri libri e relativi incipit, sempre davanti a me, oppure a sinistra della scrivania dove ci sono sigari sparsi, una statuetta dell’Ombra della sera e una pianta (leggo l’etichetta) di Ardisia crenata magari dirò un’altra volta, ché son le cinque; tutta colpa del libro di Langewiesche.
E’ uno scritore, ha scritto Roberto Saviano, capace di mettere le mani nel budello della realtà. Una frase ad effetto. In realtà è solo – si fa per dire – un inviato di guerra che ha raccontato verità scomode.
Buona domenica