pane e albicocche

Sto facendo la spesa. Ho comprato pane e albicocche, per ora. Di sicuro metterò nel carrello del riso integrale e dei fagioli, poi non so. Dipende. Se quella donna con la gonna grigia e la giacca blu si dirige verso la cassa farò anche io lo stesso. Ha un bel viso, mi piace, lineamenti tristi e austeri, lo sguardo lontano. Magari oggi è la mia giornata, magari oggi non sarà un giorno di noia. Quanto mi piacerebbe se, proprio ora, entrassero dei malviventi (chissà perché ho pensato malviventi e non banditi: devo smetterla di leggere la cronaca nera) e urlassero:
– Tutti a terra.
Chissà che farebbe Paola (perché per me, si chiama Paola, la donna con la gonna grigia). Lo so, lo so, ne sono sicuro: a differenza delle altre donne, e magari pure di qualche maschietto, non si metterebbe a strillare come una lumaca in calore (lo so, le lumache non urlano e non credo nemmeno che vadano in calore, ma m’è venuto di pensare così, penso che Beckett mi direbbe Bravo, fottitene tu del protocollo).
Paola si girerebbe verso di me e, con gli occhi sgranati, mi direbbe senza dirmi: Ho voglia di scopare con te, tu scoperesti con me?
Sono belle le albicocche che ho comprato.