quando una recensione

cosa ci spinge a leggere un libro? il passaparola (risposta scontata), il profumo della carta (risposta romantica), il titolo e la copertina (risposta dei più), le prime pagine (risposta esatta), frasi lette a caso (risposta rischiosa).

e le recensioni?
raro che mi convincano (anni fa, però, mi fidavo di Beniamino Placido)
questa recensione, però, mi ha convinto e domani cercherò questo libro (e se non lo troverò lo prenderò su ibs, mi ci sto abituando a ibs: questo perché, nella mia città, non ho più una mia libreria).
la recensione, dicevo
http://www.claudiapriano.com/2013/02/libredine-leggete-stoner-john-williams.html

penso, dopo aver letto la recensione, che potrebbe piacermi come lettore e che potrebbe insegnare qualcosa alla mia scrittura.
la scrittura ha sempre sete, ed è sempre sempre nel deserto, con la gola arida

4 pensieri su “quando una recensione

  1. Be’, a primavera conclamata ci si potrebbe anche fare un pensierino, no? Oggi c’è stato un sole bellissimo, sebbene il libeccio urlasse incarognito: “freddo, freddo, freddo!”.

  2. @ Grazie Lino, interessante la riflessione sulla traduzione (credo sia un problema comune a tanti libri)
    @ Piera, che voglia, specie ora che le giornate si fan belle, di fare una passeggiata sul lungomare per parare con te di libri e d’altro

  3. L’ho letto lo scorso anno. Gran bel libro, Remo, a mio – modestissimo – avviso. Di quelli che restano.
    Approfitto per un abbraccio a te e a tutta la banda.

  4. Con questo romanzo ci si trova di fronte ad un classico che non può mancare dalle letture degli amanti della letteratura statunitense. All’editore Fazi, perciò, si deve essere assai grati per averlo reso disponibile al pubblico italiano. Non si può tuttavia tacere qualche perplessità e riserva per quello che riguarda la versione in italiano. Anche qui si avverte una forte propensione a semplificare il linguaggio, ad alterare la punteggiatura, ad attenersi a certe regole convenzionali (per esempio, evitare la ripetizione di parole, pur quando prescelta dall’ autore, ricorrendo a sinonimi), a rendere il testo assai più esplicativo: insomma, a privilegiare la ricerca di un “bell’italiano” rispetto alla fedeltà all’originale. Ma quando, come nel caso di Williams, le forme dello scrivere sono connesse a contenuti e modi della narrazione in termini così stretti e funzionali, è inevitabile che si producano delle banalizzazioni del testo, delle alterazioni nel respiro e nel ritmo della prosa, incorrendo, talvolta, in veri e propri travisamenti di senso.(dal web)

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