Sono le 3 e 49 minuti.
Notte, direi, fonda.
Il pc fa un leggero rumore, è acceso da ore.
Da ore, i miei occhi leggono, rileggono quel che scrivo, poi – pausa – leggono mail, post, e mentre i miei occhi, stanchi, leggono, ripenso a una radio, una olivetti, il rumore del treno lontano, una gatta, si chiamava Lilli, anni fa.
Nè spam, mail, nick, troll, nick e troll e troll e nick, e template, contatori, anobii, splinder, word press, fatti un blog no anzi due, taglia incolla, non ho ricevuto la tua mail rispedisci per favore, l’allegato non si apre, fate girare questa, vieni a leggere cosa ho scritto, chiudo il blog, nazioni dello spirito e poesie indiane, primi amori, mi disintossico da lblog, se mi linki una cosa te ne sarò grato per tutta la vita…
Nè blog, né mail, né telefonino.
Sulla automobile(una y10 bianca, quella che Piace alla gente che piace) un’autoradio estraibile. E cassette.
Ora defunte.
E schede telefoniche, allora, allora c’era chi faceva la raccolta.
Ne avevo anche io una trentina: buttate.
Un altro mondo, lontanissimo.
La radio, poi, era vecchissima, gracchiava.
Se dicevo posta pensavo alla cassetta delle lettere.
Il suo manoscritto è stato letto con interesse, ma…
E la giornata era rovinata.
Sono le 3 e 52 minuti.
Se è primavera, io, non me ne sono ancora accorto.
Allora controllavo meglio: dalla finestra.
La primavera e i gatti in strada.
Una volta, guardando dalla finestra, ho visto un gran trambusto nella casa di fronte. Era morto uno che conoscevo. Un brav’uomo. Ho guardato dalla finestra che lo vestivano, moglie e cognata. La mia finestra era illuminata, sapevano che io ero lì pochi metri in liena d’aria.
Prima ho guardato su YouTube, e non ricordo nemmeno cosa.
Sono le 3 e 54 aminuti.
Fumavo Marlboro rosse, allore. E di notte bevevo caffè, in continuazione.
Fumo Camel Light, ora, alternate alla pipa. Bevo te nero, da un po’ di tempo. Mi sono innamorato del te nero che mi hanno portato dall’Inghilterra.
Sono le 3 e 59 minuti.
Ho riletto.
(Però un gettone del telefono, sommerso dal casino della scrivania, da qualche parte c’è.)
Torno a scrivere. Il cane è venuto a controllare se tutto precede: come tutte le notti.
E poi.
Sul blog di Orasesta, Piccoli insignificanti malesseri di Piera Ventre.
Li ho letti, mi hanno incantato. Piera-Biancanera-Biancamara più passa il tempo e più diventa brava.
Ricordo le prime cose che mi mandò da leggere. Era, suppongo io, la Piera in cerca di un’identità, incerta.
Poi un giorno mi scrisse e mi disse, Ho deciso, Scrivo per gli altri scrivendo per me, non voglio pensare alla pubblicazione, alla carta.
Da allora, Piera, mi ha sempre sorpreso.
Io, lo dico sempre, non so se esista o meno il talento. So che la scrittura, a volte, siamo noi che la blocchiamo.