Mario, che schifo

Quindi Mario… ricapitoliamo.
Quando avevamo saputo che sua moglie Marisa, non paga di cornificarlo, alle amiche dell’aperitivo, bar affollatissimo del centro, ore 19, minuto più minuto meno, e quindi non avevano sentito solo le amiche, aveva raccontato, con dovizie di particolari, delle, come dire, ma sì, basta guardarlo in faccia a Mario, aveva raccontato, dicevo, delle prestazioni barbine del di lei consorte tra le lenzuola, sputtanandolo senza pietà, beh noi, è successo un mese fa mi pare, noi prima che lui arrivasse, trafelato e in ritardo e sudato come sempre, ci facemmo delle grasse risate sul nostro collega, su Mario insomma.
C’era da immaginarselo, comunque, che fosse mal funzionante.
Per la carità: sul lavoro è bravo, puntiglioso e coscienzioso, sempre a testa bassa sulle pratiche oppure naso a due centimetri dal computer, vede un cavolo Mario.
Ma come avrà fatta Marisa a sposarlo?, ci siam sempre chiesti, è grosso e rumoroso: mentre lavora parla da solo, bofonchia, e noi a dirgli «Spegni la radio», ma mica capisce lui, poi è uno di quelli che quando beve, acqua, caffè o succo di frutta che sia, beve da vecchio, facendo rumore con sigla finale, aaahhhh, e poi, se deve aprire un cassetto Mario, sposta tutta la scrivania, per non parlare di quando risponde al telefono, lui non risponde, urla Buongiorno scandendo bene e con quattro “o” finali, così che tutti sentano, per esempio quelli dell’ufficio dirimpetto a noi, sull’altro lato della strada, ma cristo.
E’ rumoroso e puzza, nel senso che le sue puzze sono spaventose.
Quando va in bagno noi tutti, e qualcuno di noi tutti dice «oh nooo», guardiamo l’orologio e prendiamo nota: così da regolarci, perché per un’ora tratteniamo escrementi solidi e liquidi, ché nella camera a gas non ci vuole entrare nessuno, ma cosa mangia cipolle e fagioli tutti i giorni?, ma la Marisa, la Marisa come fa?, hanno un bagno solo, e metti che a lui scappi una puzza tra le lenzuola, che fa la Marisa?, subito la doccia per mandare via il tanfo?
Ma perché non divorzia?
Per non parlare dei suoi starnuti: sono esplosioni seguite dal soffio del naso che sembra un permacchione, su un fazzoletto che sembra un tovagliolo, o magari lo è.
E poi non guarda mai in faccia nessuno, sempre lì a testa bassa, ma cosa fa si guarda l’apparato riproduttore e gli pone quesiti a cui quello, poveraccio, non sa rispondere?
Ah, non vi ho detto il peggio.
Si dice che si scaccoli.
Così – qui vi faccio ridere, lo so – in ufficio quando ci si saluta per le ferie e ci si abbraccia o ci si sitringe la mano, metti un compleanno, le ferie, metti gli auguri pasquali o natalizi, dovreste vedere le fughe quando lui, a testa bassa, tende la mano che nessuno gli stringe mai.
Ciao Mario, stammi bene.
(E comunque, che lui si scaccoli è cosa nota a tutti, forze dell’ordine comprese. Ci siamo sganasciati dal ridere quando, quand’è succcesso?, l’anno scorso mi pare, arrivò un maresciallo da noi in ufficio, andò da Mario per una pratica e poi, quando si salutarono, a Mario che gli tendeva la mano quello, per evitare il contatto, aveva risposto con il saluto militare, mettendosi sull’attenti. Appena quello è uscito, ci siam piegati in due sotto le scrivanie dal ridere, non c’erano clienti, quindi, e lui mica aveva capito, guardandoci da dietro quelle sue lenti da talpone).
Ma come ha fatto Marisa? E’ carina, sapete?
Stamattina Gianna, che è la nuova assunta, quando ha sentito dire da me, sì da me, da me, che il puzzone, come al solito è sempre in ritardo, tanto siamo fessi noi, nessuno che faccia mai la spia col direttore, e la pratiche di Mario, noi che siamo scemi, se sono urgenti ce le dividiamo, beh ecco, Gianna mi ha interrotto, mi ha guardato e mi ha detto, ma hanno sentito tutti, si prendeva il caffè, non era arrivato Mario ma nemmeno il direttore, mi ha detto Gianna che sua sorella infermiera lo vede tutte le mattine, sudato e trafelato, e ti pareva, che va su e giù in ospedale, perché accompagna, e son due anni, sua madre a far la chemio, ma non è tutto, accompagna, e son tre mesi, anche il padre, pure lui a fare la chemio, perché, ci ha detto Gianna, Mario ha raccontato, sempre a sua sorella infermiera, che, purtroppo i suoi di fratelli, ne ha due Mario, più piccoli, hanno altre cose da fare, Poverini.
Ha detto poverini, Mario, chissà con quante iiiii ha detto poverini, che co-glio-neeee che sei, Mario.
Si sta grattando la testa, ora Mario, ma sì dai un po’ di forfora in questo ufficio mica inquina.
Ha sbadigliato, mamma mia che bocca larga che ha, sembra una rana.
Sta camminando vicino alla mia scrivania, ora Mario, col suo passo pesante, in fondo ha tanti pesi, Mario: la ciccia, ma perché non si mette a dieta, le corna, quelle sì che pesano, i pensieri, già i pensieri.
Ha acceso il computer, ora Mario.

Segnalazioni.
– Una citazione.
– La scorsa notte Splinder era in manutenzione. Così questa (di Anfiosso) l’ho letta due volte.
– … se poi è stato un camorrista non me ne frega nulla, ha scritto Morgan
– Dal momento che è in libreria I miei amici di Luisito Bianchi, penso proprio che questa bella intervista sia quanto mai attuale. Nei commenti, Andrea Inglese scrisse che il punto di vista di don Luisito (sulla gratuità) farebbe terremoto, se fosse sostenuto da un numero importante di cattolici.

Mario: son sempre gli stessi da avere la fortuna, canta Iannacci (grazie S.)