Le strade percorse dai manoscritti

Tante case editrici non leggono più manoscritti, risparmiano cioè: tempo e soldi.
Allora, che una casa editrice legga tutti i manoscritti è impossibile o quasi. Un editore con cui ho pubblicato io mi disse che ne riceveva dai 30 ai 40 a settimana. Ci vorrebbe un mese almeno per leggerli tutti, e bene, forse di più.
Ma nessuna casa editrice legge tutti i manoscritti.
Nei casi migliori (credo, ma se qualcuno ne sa di più lo dica) i manoscritti vengono sfogliati: dovrebbe bastare, infatti.
Sembra ormai assodato che su venti manoscritti almeno diciotto siano illeggibili o scritti male, e che fra cento solo uno sia poi ritenuto pubblicabile.
Allora, vediamo di procedere con ordine (tenendo presente che quel che scrivo è quanto ne so io):
A) Editori che almeno sfogliano (ed è tanto, credetemi): Fazi, Fernandel, Meridiano Zero, Mondadori, Piemme, Einaudi, Frassinelli, Castelvecchi, Hacca, Elliot, Pequod, Barbera, Avagliano, Todaro, Transeuropa, Passigli, Sellerio.

Ci son tante varianti all’interno di questo elenco. Chi sfoglia presto, chi sfoglia quando capita, chi sfoglia con attenzione. Bene, sono informazioni, queste, che non ho.

Di sicuro gli editori, per risparmiare tempo e soldi (cosa che cerchiamo di fare tutti, del resto) si affidano alle segnalazioni: o di scrittori, o soprattutto degli agenti letterari.
Quindi,
B) Editori (come Marsilio, Adelphi, Minimum Fax) che si affidano alle segnalazioni, soprattutto delle agenzie.
E qui ci sarebbe da fare il discorso sulle agenzie.
La stragrande maggior parte delle agenzie fa lo stesso identico ragionamento che fanno gli editori: leggere un manoscritto porta via tempo e il tempo si paga (dai 25 ai 50 euro a manoscritto). E così, molte agenzie, chiedono un contributo per la lettura.
Allora, io non conosco nessun aspirante scrittore che, dopo essersi rivolto a un’agenzia, sia stato pubblicato. Ci sono casi? Può darsi, sta di fatto che io non ne sono a conoscenza e non ne sono a conoscenza nemmeno i quattro, cinque scrittori in croce che io conosco.
E’ invece vero che tanti autori pubblicati da case editrici medio-piccole (penso a Fernandel e a Sironi) abbiano poi fatto il balzo verso la grande editoria grazie all’intervento di un agente.

Passiamo ora al percorso C.
Ne dico bene perché è il percorso che mi ha portato a pubblicare Dicono di Clelia. Alcune case editrici (Mursia, per esempio) si fanno inviare solo la sinossi, il primo capitolo e il curriculum dello scrittore. Così feci: dopo 15 giorni mi telefonarono e mi chiesero l’invio dell’intero manoscritto. Poi, dopo due tre mesi mi arrivò una mail: Il suo manoscritto è ora in seconda lettura. Poi dopo altri due mesi mi arrivò l’okay e firmai così il mio primo contratto.
quindi.
C) Case editrici (come Mursia) che chiedono sinossi, un capitolo, curriculum. Mi spiace ma non so se ce ne sono altre; ricordo che Frassinelli faceva così ma una vita fa.

Ultimo percorso. Nei siti di alcuni editori (Stampa Alternatva, E/O), forse Marsilio, forse Adelphi) c’è un apposito campo: per chi vuole appunto proporre un proprio manoscritto. Si può scrivere quel che si vuole (Mi chiamo Capuccetto Rosso, a due anni leggevo Shakespeare, ora scrivo racconti ecologici) e loro, così dicono, risponderanno se troveranno la cosa interessante.
Quindi
D) Editori che chiedono informazioni preventive sul manoscritto e che poi, eventualmente, ricontatteranno.

Non mi viene in mente nessun altro percorso, ora.
Di sicuro ci sono due strade, interessanti (anche perché hanno portato alla pubblicazione di autori sconosciuti) ma che conosco (per sentito dire, da amici) e non conosco (dal momento che non ho mai collaborato) e che sono:
I quindici
E Vibrisse.

Chiudo dicendo che sarebbe utile se qualcuno sapesse indicare altri percorsi, o raccontare solo le proprie esperienze, che non prendo in considerazione (nel modo più assoluto) l’editoria banditesca a pagamento, che di Lulu o dell0’iniziativa dell’Espresso so niente o quasi (né, per la verità. mi interessa) e che – questo è importante – quel che vale oggi per un editore non valeva anni fa e magari non varrà tra due mesi. Le strategie e le persone, nell’editoria, propongono tanto stagnazioni quanto repentini cambiamenti.