potenza degli iPhone

Primo dell’anno, è quasi mezzogiorno. Sono appena fuori dal santuario di Santa Margherita, a Cortona, la chiesa in cui i miei genttori, più di mezzo secolo fa, si sposarono.
Mia madre arrivò in autubus, mio padre invece fu accompagnato da un amico che aveva la macchina.
Sto fumando mezzo toscano, la giornale è bella, il cielo è di un azzurro vivace, terso.
Mi passa accanto un uomo, avrà la mia età, ha la barba come me, mi guarda, poi sorridendo mi fa: La invidio sa?
Vorrei rispondergli, Sicuro?, ma invece abbozzo un sorriso.
Lui, che capisce che non ho capito, mi indica il mezzo toscano.
Glielo invido.
Sì, stavolta è chiaro.
Davanti a me, intanto, c’è una coppia che osserva la chiesa. Sono tra i trenta e i quaranta. Eleganti, italiani, turisti.
Lei tira fuori dalla borse l’iPhone, lui attende paziente. Poi lei cerca qualcosa, e lui segue le operazioni. Finalmente: ci siamo. Lei ha trovato. Ha trovato tutte le indicazioni storiche sul santuario di Santa Margherita, che fu costruito nel milleduecento e qualcosa leggono i due eccetera accetera.
Si fossero avvicinati di qualche metro magari avrebbero visto, i due turisti, che quanto hanno letto sull’iPhone c’è pure scritto, a caratteri più grandi, prima dell’ingresso.
A loro basta l’iPhone, però.
E guardano in alto, in direzione della fortezza. Ci vogliono pochi minuti a piedi per raggiungere la fortezza del Grifalco.
Poi, una volta che ci si avvicina è semplice capire cos’è: basta un iPhone.
(Erano veri, giuro, e non avevano l’espressione stupida. No, erano degli anticipatori, saremo anche noi così, tra navigatori, ipad, lettori di ebook e vai col liscio)