Vicolo del precipizio, su L’Indice

Remo Bassini, VICOLO DEL PRECIPIZIO, pp. 198,
Euro 14, Perdi,a Pop, Bologna 2011

C’è sempre sotteso, nelle storie di Remo Bassini, il tormento della comunicazione, le forme, i modi, anche i mestieri, attraverso i quali dar vita ferma, solida, alla relazione del sé con il mondo. I suoi personaggi, che spesso poi sono un alter ego dell’autore, si portano addosso questo tormento, che gli si torce dentro, li fa malati d’una tensione che quasi mai si risolve positivamente. E lo sfondo che dà spessore all’angoscia del vivere è il vagare delle storie nella memoria della provincia, di una dimensione nella quale rimpianto e frustrazione sono compagni coatti di un viaggio che non ha un termine possibile. Questa volta il protagonista è uno scrittore, anzi un ex scrittore che, pubblicato un libro di successo, vede inaridirsi la vena e la voglia della narrazione, e si consegna allora prigioniero deluso nelle mani di un editor di grido, che lo trasforma in un anonimo ghost writer, tanto abile a dare scrittura e stile a manoscritti inutili quanto incapace di tirarsi via da questa sua prigionia volontaria e ritrovare il coraggio della propria identità. Torino e Cortona, la Torino del suo vissuto quotidiano e la piccola incantevole Cortona della sua memoria adolescenziale, sono i poli ambigui di un itinerario dove realtà e finzione s’intersecano con un docile incastro di piani narrativi.
Mimmo Candito