Allora, le cose che ho fatto:
- Cameriere e lavoretti vari, come piazzare piattelli nella fossa del tiro al piattello, mentre studiavo alle superiori.
- Impiegato-sindacalista (alleanza contadini), primo lavoro. Durò tre mesi.
- Operaio. Sette anni.
- Operaio e studente (facoltà di lettere)
- Disoccupato e studente, ma anche lavori saltuari e in nero (pulizia soffitte e cantine. Muratore per un giorno… Altro).
- Portiere di notte in un albergo.
- Stesura articoli vari, pagato al pezzo e anche correttore di bozze. Stesso periodo: attore teatrale in una filodrammatica.
- Giornalista, poi caposervizio, poi direttore di giornale (altre cose fatte in quegli anni: laurea in lettere, bowling agonistico, scrittura dei primi libri).
- Assessore (per 14 mesi).
- Ancora giornalista (e libri). Insomma, oggi.
Perché nel 1982 lasciai la fabbrica? Mi ero iscritto a lettere, avevo dato tre esami, ma avevo un futuro incerto. Lasciai la fabbrica perché in fabbrica avevo smesso di sognare. Io, che avevo sempre letto tantissimo, che preferivo i libri agli amici, avevo smesso di leggere e anche di scrivere (qualcosa ho sempre scribacchiato).
Anche nei miei due anni di politica amministrativa (consigliere e assessore) lessi poco e scrissi niente.
Oggi sulla mia pagina facebook ho scritto: Scrivere è (anche) sognare.