Si sta accendendo un’altra sigaretta, ora. Ha ripreso da qualche mese. Prima aveva smesso, proprio per Matteo. “Dovessi morire”, aveva pensato, “soffrirebbe come ho sofferto io, o forse di più, quando ho visto la bara di mio padre chiudersi per sempre”. Così senza dire nulla, senza dirgli che non sarebbe stato giusto (“lo faccio per te”), Limara aveva smesso di fumare. Da quaranta a zero sigarette nell’arco di una sera, il tempo di prendere una decisione, tornando a casa dal lavoro. Avrebbe rimesso una sigaretta in bocca la prima notte con Marina. Prima di averla. Son diventate sessanta, ormai, le sigarette. E comunque: più che un pensiero, l’ipotesi di morire, adesso, è un auspicio. “Dio, ti prego, se esisti, fammi dormire per sempre, ma…”. Ma il problema, per Paolo Limara, sono i ricordi: morendo, ce li portiamo appresso? (da “Bastardo posto”, Perdisa Pop)