Nel giorno in cui mi comunicano che, con La suora, sono arrivato terzo al premio Augusto Monti – primo posto a Marco Griffi, con Ferrovie del Messico (Laurana), secondo a Giorgio Bona, con Da qui all’eternit(Scritturapura) – mi vengono in mente un po’ di pensieri, alla rinfusa.
Penso alle volte che ho partecipato a un concorso (non tantissime, le mie partecipazioni intendo) e non sono stato preso in considerazione. Succede, anche ai migliori.
O alle volte in cui un mio manoscritto è stato o rifiutato o è rimasto senza risposta: l’avranno letto, adocchiato, gettato via subito?
Certi rifiuti – ho anche pensato portando a spasso il cane – mi hanno portato anche bene. Come quella volta che, alle 3 di notte, inviai un manoscritto a un editore, il più solerte a rispondere. Alle 9 del mattino, insomma sei ore dopo il mio invio, vedo la sua mail e leggo: “Non mi interessa” (senza un crepa o un buona giornata in saldo speciale). Fortuna ha voluto che poi, due anni dopo, quel manoscritto (La notte del Santo) divenne un libro pubblicato da un editore prestigioso come Fanucci.
E’ la prima volta, altro pensiero, che La suora ottiene un riconoscimento, ed è la seconda volta che arrivo sul podio.
Evidentemente la piccola casa editrice Golem mi porta fortuna: primo al Concorso internazionale Città di Cattolica l’anno scorso, con Forse non morirò di giovedì, terzo quest’anno al Monti con La suora. Avrei preferito il contrario: terzo al Ciittà di Cattolica e primo al Monti.
Ci son libri a cui ci si attacca di più.
E’ comunque: vincere un premio è una gran cosa, vincere un premio significa niente.
Quello che conta è vivere. Saper vivere. La vita è bella la vita è dolorosa. La vita, che cerco di raccontare e di capire, scrivendo. Scrivendo, per esempio, di persone normali, vere, che amano restare in disparte… A volte sono eroi silenziosi.
Buone cose a tutti quelli che passano di qui.