Due foto in alto, scattate in Valsesia, a Riva Valdobbia, due sotto, a Orta: Durante il primo lockdown, una sera, passeggiando con il cane in una città nebbiosa e deserta ho avuto nostalgia di questi due luoghi, a cui sono particolarmente legato. Così tornai a casa e scrissi dell’incontro a Orta tra Romolo Strozzi e Nora, che presto, ma Romolo Strozzi non lo sa, diventerà una suora di clausura. Romolo Strozzi ha in animo di trasferirsi in Valsesia, Nora di diventare Suor Bealtrice nel convento benedettino dell’isola di San Giulio, appunto a Orta. Scrissi quelle pagine, ma non sapevo ancora che sarebbero diventate un romanzo. Scrissi per fuggire.
Sono tornato a trovare Nora. O suor Beatrice. Ieri sera, infatti, era a Orta, per una diretta instagram sul mio libro La suora. A Rosangelo Colombo (profilo instagram @roseange.eventi) ho raccontato come è nato il personaggio, come è nato il libro.
Una sera di marzo del primo lockdown sono in giro con il cane. Una città morta, come tutte. Camminando, penso che mi vorrei essere a Orta, davanti al lago. Vado spesso a Orta e Orta compare in alcuni miei libri. È il luogo del Piemonte a cui sono maggiormente affezionato. Mi piace andarci nei giorni anonimi, con pochi turisti. Quella sera, dicevo. Inizio a scrivere e creo il personaggio di Romolo Strozzi. L’ho chiamato Romolo perché volevo stare lontano da me. Io vico al nord e sogno di vivere in una località di mare, magari in Salento. Romolo Strozzi, invece, è un pugliese che fugge dalla Puglia e dal suo passato per vivere in Alta Valsesia.
Il primo capitolo de La suora – ambientato a Orta – è la storia di un incontro. Mentre scrivevo le prime pagine e scrivevo i dialoghi non sapevo ancora che Nora, alla fine del capitolo, avrebbe sorpreso Romolo. L’estratto del libro.
Scopro che dietro a quel visino da ragazzina c’è una donna: Nora ha appena compiuto trentasette anni, ha nove mesi più di me. «Te ne davo ventotto, massimo ventinove…» le dico, e sono sincero. Arrivò il quinto e ultimo pensiero: adesso ti bacio. «Anche io sto per cambiare vita» sussurra, abbassando gli occhi. Ma poi la rialza. Il suo viso, adesso, è un volto fiero. «Tra un mese diventerò una suora dell’ordine benedettino. Andrò a vivere nel monastero dell’isola di San Giulio.» Mi manca il fiato, «Ah, ho capito» dico. Poi devo avere aggiunto altro, parole inutili che non mi importa di ricordare. «Ah ho capito» è l’ultima frase di un film con un finale che non ti aspetti.