A gennaio 2021 esce “Forse non morirò di giovedì”, un romanzo ambientato nella redazione di un giornale di provincia, casa editrice Golem, di Torino. Quando sono andato a Torino per conoscerli son poi passato da Palazzo Nuovo, che ho frequentato per anni e che mi ha portato fortuna. Credo in certi segni, come ci crede il direttore del giornale, Sovesci, protagonista di Forse non morirò di giovedì. Che avrà una post fazione: del giornalista torinese Giorgio Levi.
E’ la seconda post fazione su un mio libro. L’altra, la prima, la scrisse Marco Travaglio nel 2007 per il libro Lo scommettitore.
In questi giorni sto rivendendo un giallo, si intitola “La suora”.
E’ ambientato tra la Valsesia, la Vercelli (del lockdown), Orta.
Tutto ruota attorno a una storia d’amore vera, che mi ha stupito, anni fa. Su Orta (un posto che mi è caro, che frequento e che ricorre in alcuni miei libri) e l’isola di San Giulio e le suore di clausura mi sono avvalso di alcune preziose infomazioni della scrittrice Erica Gibogini. Ora stampo due copie del brogliaccio, le farò leggere a un colonnello dei carabinieri, che mi ha fatto da consulente già per La donna di picche, e da un’amica psicologa. Poi lo proporrò a qualche editore, Fanucci per primo.
Può essere bello, può essere brutto, può essere chissà questo mio nuovo libro. All’inizio pensavo: Non riuscirò a scrivere un romanzo all’altezza de La donna di picche. E così è stato, per giorni e settimane. Poi, riscrivendo e riscrivendo, e gettando via e aggiungendo, è scattato qualcosa. Ora mi piace comne La donna di picche o forse più.
Ma son di parte queste parole, si sa. Quando crei dei personaggi e poi li senti vivi son come veri, per te.