“Quasi diario” di uno scrittore di serie D: libro annunciato, poi bloccato, insomma un pugno che fa ancora male / 8

Quando pensavo di essere approdato alla serie A o almeno alla serie B degli scrittori arrivò lo schiaffo, che fece male allora e un po’ fa male ancora adesso.

Ricapitoliamo. È il 2008. Ho pubblicato quattro libri:
Il quaderno delle voci rubate (ristampato col titolo Il bar delle voci rubate da I buoni cugini, Palermo). Dicono di Clelia (Mursia). Lo scommettitore (Fernandel). La donna che parlava con i morti, Newton Compton (ristampato da Il vento antico).

Nel 2008 penso di fare il botto, ma non per quello che avevo pubblicato, tant’è che facevo fatica a definirmi scrittore.
Nel 2008 scrissi il libro che considero il mio mio libro, Bastardo posto.
Bastardo posto doveva uscire ancora con la Newton Compton. C’era tutto: contratto, libro scritto, editing (ottimo editing di Antonella Pappalardo), copertina (bella copertina).

Bene, una mattina di non ricordo quale giorno né quale mese il libro doveva andare in stampa. Doveva essere un bel giorno, da ricordare. Vado a lavorare e mi passano una telefonata. Di una persona che al telefono mi aveva sempre… diciamo detto cose non belle. No, non ce l’aveva con me. Ce l’aveva col mondo. E io mi ero messo in testa che portasse sfortuna. Infatti.
Mentre sono al telefono vedo che arriva una mail della Newton Compton.
Penso. Il libro va in stampa.
No, la stampa era stata bloccata.
Abbiamo troppe poche prenotazioni, mi scrivono.
Quante?, domande. Ottocento e qualcosa…
E quindi?, domando.
Lo facciamo uscire in momenti migliori, mi risposero.

Un mese dopo ci fu il salone del libro. Ci andai col magone. Avrei dovuto presentare il libro, avevo data, spazio, presentatrice (Laura Costantini).
Passano mesi, passa un anno, passano due anni e alla fine, dopo varie mail senza risposta, mi metto d’accordo con la Newton: mi restituiscono il tutto, contratto annullato. Mi restituiscono anche i diritti de La donna che parlava con i morti.

Ancora adesso faccio fatica a crederci.
La Newton aveva annunciato l’uscita di Bastardo posto addirittura nel catalogo pubblicato in italiano e in inglese, in occasione dei suoi primo quarant’anni.

Ma torniamo a quel periodo: mi era crollato il mondo addosso. Facevo il giornalista, anzi no, dirigevo il giornale più importante di Vercelli. Che andava alla grande. Nel 2008 i miei editori mi diedero un premio perché avevo stabilito il recordi di vendite…. ma per me era più importante la scrittura, era più importante Bastardo posto.

La faccio breve.
Nel 2009 propongo Bastardo posto ad alcuni editori. Ho una certezza: che il libro può piacere. Dico a me stesso: al primo che mi dà una risposta positiva dico sì, va bene.
Il primo che mi rispose, leggendolo in un paio di giorni, fu Luigi Bernardi, allora direttore della piccola (ma bella) casa editrice Perdisa. Lui era direttore della collana Perdisa Pop.
Mi rispose affermativamente anche un altro editore, diciamo medio, comunque più grande e importante di Perdisa, ma io ormai avevo detto di sì a Bernardi e quindi Bernardi fu, o meglio Perdisa fu.
Luigi Bernardi è il direttore editoriale che tutti vorrebbero avere.
Mi telefonava al mattino presto, magari alle sette, dimenticandosi che io avevo gli orari sballati e che solitamente mi addormentano alle 4, anche alle 5.
Ciao come va, Remo?

Insomma, persi il treno della Newton ma trovai la persona che più di tutti ha mi lasciato un segno.
Nei ringraziamenti del giallo edito da Fanucci La notte del santo scrissi: Questo libro è dedicato al compianto Luigi Bernardi, scrittore e tante altre cose. Gli debbo molto. Mi mancano le sue telefonate e le sue mail.
In una sua mail mi aveva scritto: cercati un bravo editore, se ci riesci… è un bastardo posto l’editoria.

E comunque. Il ricordo di Bastardo posto è un ricordo che brucia, Ancora.
Spero che prima o poi venga ristampato, dal momento che Perdisa non è più attivo.

Ecco l’incipit del libro (e sotto anche il booktrailer).

Sotto i portici, di notte passate le tre, il manichino nudo e senza sesso del negozio d’abbigliamento non si vergogna, come succede di giorno, se qualcuno, per caso, si ferma e lo guarda.
È una notte di marzo. Sta diluviando.
In questo momento Paolo Limara, fissando la vetrina col manichino nudo, ha appena incrociato i suoi occhi. Non l’ha fatto apposta, non avrebbe voluto, eppure è successo. Fissando le palpebre di plastica, socchiuse e spente del mani- chino, è successo che Limara ha visto i suoi, di occhi, persi come due monete nel tombino, bersagliato dalla pioggia e che, proprio adesso, è stato scosso violentemente da un’auto in corsa.
Non vuole guardare, Limara, né il tombino traballante né la strada riflessa sul vetro. Preferisce star lì impalato, davanti al manichino senza sesso del negozio, che è chiuso da quattro anni, con l’insegna spenta.

i miei libri: il punto

E’ confermato, dunque: il 9 novembre esce il mio sesto romanzo, Vicolo del precipizio, con Perdisa. Sono contento di uscire di nuovo con Peridisa (a cui sono approdato grazie a Luigi Bernardi),  meglio un piccolo editore serio che uno medio grande ma menefreghista. Mai avuto, io, la fregola di pubblicare con l’editoria nota e potente (quella più distribuita, quella che ti fa guadagnare di più, quella che ti fa ottenere qualche recensione in più).
L’editore più grande con cui ho pubblicato è stato Newton Compton. Mi contattarono loro, avevo scritto Lo scommettitore (che, pubblicato da Fernandel, era diventato il libro del mese a Fahrenheit nell’agosto 2006 e che fu anche finalista per il libro dell’anno Fahrenheit) e sul mio blog avevo annunciato che stavo scrivendo un altro libro, La donna che parlava con i morti.
La Newton mi chiese la sinossi e un capitolo, dopodiché mi proposero un contratto. Dissi di sì a loro e ignorai altre possibilità: la Newton era stata la prima a farsi avanti e io diedi la precedenza alla casa editrice di Raffaello Avanzini.
(Non solo: La donna che parlava con i morti io l’avevo già proposta agli editori con cui avevo già pubblicato, cioè Mursia e Fernandel, appunto perché non vado alla ricerca spasmodica della grande editoria; dallo sguardo “a entusiasmo zero” dei miei interlocutori avevo però capito che era meglio battere ad altre porte).
A novembre, quindi, esce Vicolo del precipizio, il prossimo anno, invece, dovrebbe uscire un’antologia della Marcos y marcos con otto racconti noir (e uno degli otto è il mio) ambientati a Milano e dai quali verranno tratti dei cortometraggi. E con i racconti Marcos y marcos proporrà il cd dei cortometraggi (forse un cofanetto), che prima verrà trasmesso da Sky.
Il progetto è partito da alcuni giovani registi milanesi.
Intanto devo scrivere due racconti per due antologie e procedere con un altro romanzo, il settimo.
La situazioni dei miei libri è comunque questa.
Il quaderno delle voci rubate, che fu pubblicato nel 2002 dal giornale La Sesia (allora ero giornalista, ora lo dirigo) è fuori commercio. Il romanzo, che ebbe una diffusione solo locale, è in lettura da alcuni editori, per una ristampa.
So che la mia agente lo ha proposto anche ad editori stranieri. Vedremo.
Lo scommettitore, pubblicato da Fernandel nel 2006, si trova ancora: basta scrivere alla casa editrice.
Dicono di Clelia, Mursia 2006, stessa cosa; credo che Dicono di Clelia sia il mio libro andato peggio. Poche recensioni, poche vendite. E’ in vebndita su Ibs.
La donna che parlava con i morti, Newton Cmpton 2007, è fuori catalogo e io sono rientrato in possesso dei diritti del libro. Per ora è al vaglio di Perdisa per una eventuale ristampa nel 2012.
Tamarri, raccolta di racconti (molti dei quali già comparsi in rete) pubblicati da Historica è ancora in vendita su Ibs.
Bastardo posto, Perdisa Pop 2010, è ancora in circolazione; in libreria si trova poco, la casa editrice comunque ha ancora copie; e a luglio farò un’altra presentazione, a Torino.
Il monastero della risaia, racconto lungo pubblicato da SenzaPatria, è ancora reperibile: in qualche libreria, su Ibs.
E adesso è quasi tempo di editing per Vicolo del precipizio, libro strano, questo. Il protagonista è un editor che lavora per un agente letterario e che insegue i ricordi suoi e della sua famiglia, in quel di Cortona, che è il mio paese. Alcuni ricordi sono boccacceschi, i richiami all’editoria, invece, hanno il sapore dell’invettiva. In pratica: il mio protagonista dice dell’editoria quello che ho sempre pensato e detto, in questo blog.
Ma il punto di partenza vero è stato il quaderno di mia madre.