scrivere cose stupide

Nella “pancia” di questo blog, dentro insomma, c’è scritto che in poco più di un anno e mezzo di vita sono stati pubblicati 506 post (con 8194 commenti).
Potevano essere 600 e più i post: sempre nella “pancia” di questo blog ci sono più di cento articoli: interrotti; oppure: da rileggere; oppure: non pubblicati.
Succede questo: scrivo e poi mi sento una voce che mi dice: quello che hai scritto è stupido, taci che è meglio.

Certi giorni avrei voglia di scrivere di e di.
Poi dico no, meglio scrivere di lacrime, di problemi seri e veri, mettiti a urlare Remo, mi dico.
Certi (tanti) giorni mi sembra stupido anche urlare.

Il blog, già.
Poi ci sono i miei libri.
Uno che deve uscire non so quando (e che ritengo il mio miglior libro) per la Newton Compton,
Uno che invece è in lettura presso alcuni editori, grandi o piccini.
Poi ho un’altra cosa che bolle in pentola, ma dico niente per scaramanzia.
Cosa mi ha spinto ha scrivere sei romanzi, quattro pubblicati (Quaderno delle voci rubate; Dicono di Clelia; Lo scommettitore; La donna che parlava con i morti), uno che deve uscire (Bastardo posto) e uno in lettura (due possibili titoli: o Di bestemmie e folli amori, oppure Vicolo del precipizio)?
La stessa cosa che mi ha spinto, soprattutto nel precedente blog, a scrivere: avevo storie, soprattutto di altri. Spesso rielaborate, perlopiù rielaborate (più nei libri che nel blog che il blog, a volte, tende a essere diario).

La mia vita, da quattro anni, scorre dietro due scrivanie: quella del  giornale e poi di notte quella del mio piccolo studio.
E se guardo il mio passato provo un po’ di rabbia: perché il passato è fatto di nebbia che s’infittisce sempre più, se non si aguzza la vista, e io, spesso, non l’ho aguzzata.
Mi mancano i giorni della fabbrica, mi mancano i giorni passati in un bar senza clienti così potevo leggere e scrivere, mi mancano le notti da portiere di notte, mi manca la vita vera da raccontare e maledico, oh sì quante volte li maledico, il blog, la rete, la posta elettronica.
Stavolta posto, ma in fretta: non vorrei sentire una voce che mi sconsiglia di farlo. E mi dice che è molto cretino quello che.
(E nessuna verifica ortografica: se ci sono errori, ci sono errori).