Pasolini, la celebre intervista (di Biagi)

Biagi: La società che lei non ama in fondo le ha dato tutto: le ha dato il successo, una notorietà internazionale…
Pasolini: Il successo non è niente. Il successo è l’altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo. Può esaltare in un primo momento, può dare delle piccole soddisfazioni a certe vanità, ma in realtà appena ottenuto si capisce che è una cosa brutta per un uomo il successo. Per esempio, il fatto di aver trovato i miei amici qui alla televisione non è bello. Per fortuna noi siamo riusciti ad andare al di là dei microfoni e del video e a ricostituire qualcosa di reale, di sincero. Ma come posizione, è brutta, è falsa.

Biagi: Che cosa ci trova di così anormale?
Pasolini: Perché la televisione è un medium di massa, e come tale non può che mercificarci e alienarci.

Biagi: Ma oltre ai formaggini e al resto, come lei ha scritto una volta, adesso questo mezzo porta le sue parole: noi stiamo discutendo tutti con grande libertà, senza alcuna inibizione.
Pasolini: No, non è vero.

Biagi: Si, è vero, lei può dire tutto quel che vuole.
Pasolini: No, non posso dire tutto quello che voglio.

Biagi: Lo dica.
Pasolini: No, non potrei perché sarei accusato di vilipendio, uno dei tanti vilipendi del codice fascista italiano. Quindi in realtà non posso dire tutto. E poi, a parte questo, oggettivamente, di fronte all’ingenuità o alla sprovvedutezza di certi ascoltatori, io stesso non vorrei dire certe cose. Quindi io mi autocensuro. Comunque, a parte questo, è proprio il medium di massa in sé: nel momento in cui qualcuno ci ascolta dal video, ha verso di noi un rapporto da inferiore a superiore, che è un rapporto spaventosamente antidemocratico.

Biagi: Io penso che in certi casi è anche un rapporto alla pari, perché lo spettatore che è davanti al teleschermo rivive attraverso le vostre vicende anche qualcosa di suo. Non è in uno stato di inferiorità. Perché non può essere alla pari?
Pasolini: Teoricamente questo può essere giusto per alcuni spettatori, che culturalmente, per privilegio sociale, ci sono pari. Ma in genere le parole che cadono dal video, cadono sempre dall’alto, anche le più democratiche, anche le più vere, le più sincere.

Biagi: Quali sono i suoi nemici?
Pasolini: Non lo so, non li conto: sento ogni tanto delle ondate di inimicizia delle volte inesplicabile, ma non ho voglia di occuparmene molto.

Biagi: Chi sono invece le persone che ama di più?
Pasolini: Quelle che che amo di più sono le persone che possibilmente non abbiano fatto neanche la quarta elementare, cioè le persone assolutamente semplici. Non lo dico per retorica, ma perché la cultura piccolo borghese, almeno nella mia nazione(ma forse anche in Francia e in Spagna), è qualcosa che porta sempre a delle corruzioni, a delle impurezze. Mentre un analfabeta, uno che abbia fatto i primi anni delle elementari, ha sempre una certa grazia che poi va perduta attraverso la cultura. Poi si ritrova a un altissimo grado di cultura, ma la cultura media è sempre corruttrice

Un pensiero su “Pasolini, la celebre intervista (di Biagi)

  1. la verità lascia sempre l’amaro in bocca. Quando poi dal passato arrivano voci che descrivono così bene lo squallore del presente. Ma c’è sempre una nota stonata, un senso – non so nemmeno se tanto profondo – dell’essere, dell’esistere, del tempo, che mi dà nausea. E’ amore e bruttura che vanno a braccetto.

    saluti

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