Stesso supermercato, tempo fa.
Un’anziana signora è alla cassa, ha comprato poche cose, alimenti, detersivi. Ora deve pagare. Io sono a un metro di distanza. La commessa mi guarda (poi rifletterò su quello sguardo), poi guarda la signora. Che non ha abbastanza soldi. La commessa, quasi sussurrando, le chiede, ma con grazia, di rinunciare a qualche acquisto. La signora ha la testa bassa, né io né la commessa la guardiamo mentre cerca nel borsello l’improbabile presenza di altre monete per poi arrendersi, e mettere da parte un paio di prodotti. La più imbarazzata sembra la commessa.
Dietro di me qualcuno si lamenta: non è ammissibile che si perda del tempo, così, alla cazzo, dice.
Stesso supermercato, altra scena nel reparto di frutta e verdura, con un’altra donna anziana per protagonista.
Sta per acquistare dei finocchi (mi pare). Si vede da come è vestita che è una donna povera. Comunque. Sceglie, poi fa anche una cosa che non dovrebbe fare: toglie le parti meno belle del finocchio, così da pagare di meno quando andrà alla pesa.
Una commessa la vede. E’ la commessa più carina di tutto il supermercato (e infatti sta parlando e ridendo con un cliente). Ma i suoi occhi neri valgono poco: invece di avvicinarsi alla signora per dirle che il finocchio se lo deve comperare tutto, urla.
Signora, ma cosa fa? E si compiace di questo suo urlare, tanto da concedere il bis, sempra ad alta voce: Se tutti quanti facessero così dove andiamo a finire?
Già: dove?
Esattamente.
Stiamo perdendo l’empatia, la capacità di “sentire” l’altro, di sentire come l’altro.
E quando non c’è empatia tutto è possibile.
Quando si parla di rapporti umani banalmente si riduce tutto alla parola sensibilità senza comprendere cosa in essa vi sia di più importante: la capacità di com-prendere l’altro, prima ancora di sentire sè stessi. Il luogo, medesimo, le persone, in quel contesto – le stesse impiegate, la capacità di “vedere” l’altro, diversa, sostanzialmente,
Non so perchè ma quando vedo queste scene io mi immedesimo immediatamente nella persona che compie quei gesti pensando: potrei essere io.
Quando l’ho detto a una mia amica, mi ha risposto: “Ma dai! Non sei vecchia, non sei povera, cosa hai paura!”
Io penso sempre che la vita è sempre una battaglia per tutto. Forse perchè ho battagliato spesso?
Elisa
Sicuramente la commessa urlante ha fatto questo per attirare l’attenzione su di sé senza pensare minimamente che la figura peggiore l’avrebbe fatta lei, anche se la maggior parte della clientela si sarebbe comportata proprio come lei al suo posto. Sì perché le regole delle buone maniere, della tolleranza o meglio della convivenza sono quasi sparite. Difficilmente qualcuno con portafoglio pieno si fa avanti per dare un piccolo contributo a chi si trova in difficoltà in quel momento.
E’ più facile sentire frasi di grande scazzamento del tipo – ma non lo sapeva prima quanto costava quella merce, oppure se non ha i soldi cosa viene a fare qui che ci fa perdere un sacco di tempo in fila alla cassa.-
Una volta era diverso nelle botteghe rionali (parlo per esperienza personale) ci si dava una mano, il bottegaio faceva il libretto che veniva pagato una volta al mese o …all’anno e c’era sempre qualcuno che si faceva avanti per offrire aiuto a chi si trovava nel bisogno.
C’è un’atra cosa importante da dire Remo, il personale e soprattutto i ragazzi che lavorano nei centri commerciali o nei supermercati sono sottoposti a ritmi, orari di lavoro e regole che certo non giustificano certi loro comportamenti e atteggiamenti che devono rispettare perché dettati da una direzione che per raggiungere un determinato badget spesso ricorre a mezzi e maniere poco …umane.
infatti
purtroppo
così è
(ciao laura)
Poche righe per uno spaccato di quello che siamo: piu’ commesse carine urlanti che cassiere gentili, direi.