c’è modo e modo

Stesso supermercato, tempo fa.
Un’anziana signora è alla cassa, ha comprato poche cose, alimenti, detersivi. Ora deve pagare. Io sono a un metro di distanza. La commessa mi guarda (poi rifletterò su quello sguardo), poi guarda la signora. Che non ha abbastanza soldi. La commessa, quasi sussurrando, le chiede, ma con grazia, di rinunciare a qualche acquisto. La signora ha la testa bassa, né io né la commessa la guardiamo mentre cerca nel borsello l’improbabile presenza di altre monete per poi arrendersi, e mettere da parte un paio di prodotti. La più imbarazzata sembra la commessa.
Dietro di me qualcuno si lamenta: non è ammissibile che si perda del tempo, così, alla cazzo, dice.
Stesso supermercato, altra scena nel reparto di frutta e verdura, con un’altra donna anziana per protagonista.
Sta per acquistare dei finocchi (mi pare). Si vede da come è vestita che è una donna povera. Comunque. Sceglie, poi fa anche una cosa che non dovrebbe fare: toglie le parti meno belle del finocchio, così da pagare di meno quando andrà alla pesa.
Una commessa la vede. E’ la commessa più carina di tutto il supermercato (e infatti sta parlando e ridendo con un cliente). Ma i suoi occhi neri valgono poco: invece di avvicinarsi alla signora per dirle che il finocchio se lo deve comperare tutto, urla.
Signora, ma cosa fa? E si compiace di questo suo urlare, tanto da concedere il bis, sempra ad alta voce: Se tutti quanti facessero così dove andiamo a finire?
Già: dove?